martedì 9 gennaio 2018

A proposito di "enciclopedia libera"
Wikipedia: un esperimento




Ho  fatto un esperimento. Scoprire se è vero che Wikipedia è un’enciclopedia libera alla quale tutti possono collaborare. Sicché,  visto che mancava la  mia voce (Carlo Gambescia),  ne ho scritta una, stringatissima.  E qui ho commesso un errore:  in omaggio all’ipocrisia cognitiva  dei tempi, dovevo farla pubblicare da un altro, magari   un amico compiacente.   Però va anche detto che  Wikipedia non pone in materia divieti espliciti.   Eccola:



Bene, anzi male,   neppure  dopo  cinque minuti, forse dieci, al massimo quindici dalla pubblicazione, la voce è stata  cancellata. Ecco la motivazione:


Come "discolparmi" ?  Forse, poiché me la sono scritta (e pubblicata)  da solo ( l' "errore" di cui sopra),   il  "vizio"  era già "nella radice"?  Tuttavia, per  esserne certo,  dovrei  puntare su un esperimento, per così dire, controfattuale:  far pubblicare la voce da altri, magari con modifiche (tra l’altro, mi sono dimenticato di alcune cose da inserire),  e poi  "vedere di nascosto l'effetto che fa...". Però, in tutta franchezza,   non   ho voglia, per dirla sempre con il grande Enzo  Jannacci, di tramutarmi nel  "palo della banda dell'Ortica". E poi  non è intellettualmente onesto.

La Biblioteca delle  scienze politiche  di YouPorn...
Detto questo,  desidero comunque  porre alcuni rilievi  all' attenzione dei lettori.            
Sui presunti  "contenuti promozionali" rilevo subito  che  il primo link (https://www.edicionesencuentro.com/libro/liberalismo-triste.html ), rinvia  a una mia biografia (con foto) sul sito  di una  casa editrice spagnola, di chiara fama, Ediciones Encuentro, opera  dell'ufficio stampa.  Certo, si doveva vendere un prodotto... E sia.   Però le informazioni erano esatte, oltre che passate al vaglio di terzi, professionisti della comunicazione.  Inoltre,  sulla stessa pagina -  bastava solo un briciolo di cura in più per scoprirlo -  spiccavano  numerose recensioni apparse nella lingua di Cervantes al mio  Liberalismo triste: preziose per intuire  - anche senza conoscere la lingua -  il senso e  (perché no?) la considerazione in cui è  tenuta  la mia ricerca scientifica anche fuori d'Italia.   Solo volgare pubblicità ?   Giudichino i lettori.         
Il secondo link, rinvia  a Worldcat, un catalogo bibliografico online, assai serio e apprezzato dal punto di vista della documentazione scientifica,  che registra le collezioni bibliotecarie,  e che quindi  indica  anche le mie pubblicazioni. (http://www.worldcat.org/search?qt=worldcat_org_all&q=carlo+gambescia ).  Tra l'altro, sia detto  per inciso, mi sono dimenticato, sempre in argomento,  di segnalare un altro link interessante, quello di Google Scholar  (https://scholar.google.it/scholar?hl=it&as_sdt=0%2C5&q=%22carlo+gambescia%22&oq= ).Cosa che ormai  farò  in un'altra  (wiki-)vita. 
Il terzo link, dal momento che mi dichiaro blogger, rinvia al mio blog (http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/ ).  Nulla di più naturale, addirittura scontato.
Il quarto link rimanda  alla “Biblioteca di scienze politiche e sociali”, collana di alto profilo, come si evince dal Comitato Scientifico,  che dirigo con Jerónimo Molina Cano, studioso di chiara fama e professore di "Politica sociale" presso l' Università di Murcia (https://www.edizioniilfoglio.com/copia-di-fumetto ). A che tipo di siti  deve  rinviare uno studioso di sociologia? Alla direzione della Biblioteca delle  scienze politiche  di YouPorn?  
Per farla breve,  ci sono o no,  gli “estremi”  per l’ accusa  di auto-promozione e pubblicità gratuita? Scrivo post, articoli, pubblico libri, traduco,  insegno, tengo conferenze, partecipo a convegni,  dirigo collane… Vivo di questo e  non sono uno sconosciuto.  Di me parla, non Wiki, ma  l’Encyclopedia of Political Theory (1). Boh!  Giudichino i lettori. 

Chi è "enciclopedico" e chi no...
Quanto al  "contenuto non enciclopedico", il punto merita un  serio approfondimento.
Il giudizio  su ciò  che è enciclopedico e ciò che non lo è,  dipende da ciò che viene ritenuto  di valore enciclopedico. Storia e sociologia insegnano che non esiste un sapere puro, contraddistinto da  forme totalmente libere  dai contenuti. Sul piano concettuale la realtà si può scomporre, su quello pratico no, idee  e  vita contrastano sempre, talvolta si fondono, talvolta collidono, e così via.
Insomma, non esiste  un valore enciclopedico unico. Siamo sempre davanti a giudizi  soggettivi, spesso ideologici, che  tentano di  piegare le forme  ai contenuti del momento.  Ad esempio, semplificando al massimo:  i criteri di un’enciclopedia nazionalsocialista sono diversi da quelli di un’enciclopedia socialista.  E  quali sono allora,  i criteri di enciclopedico e non enciclopedico di Wikipedia?   Alla   domanda, i suoi amministratori, come i redattori della  Grande Enciclopedia dell’Unione Sovietica o  del Terzo Reich, ci si  può scommettere, non potrebbero  che rispondere  “obiettivi e neutrali”.   Va detto onestamente, che anche  gli estensori di un’enciclopedia liberale, cattolica, buddista, eccetera, darebbero la stessa risposta.  Però, il punto è, che, di volta in volta, si tratta -  fatte le debite proporzioni -  di una neutralità sovietica, nazista, wikipedista, eccetera, eccetera. 
Diciamo che in realtà,  nonostante le rituali  petizioni di neutralità affettiva, o se si vuole le tonnellate di incenso bruciate sull'ara della scienza, i criteri conoscitivi spesso sono soggettivi o comunque condizionati dai  valori (socializzati) di contesto.  Perciò risultano né veri né falsi.  E  tutto ciò che è né vero né falso  è indeterminabile. Parliamo della  logica di tipo nec per parafrasare Giuseppe Palomba, che da scettico  mancato, e forse  mai  pentito,  scomponeva e ricomponeva l'euristica scientifico-economica (2).
In altri termini, è  inutile discutere di obiettività, sul piano conoscitivo,  con il redattore di un' enciclopedia,sia pure Wiki, che si professa più libera di tante altre, prontissimo a dichiarare di applicare regole obiettive e neutrali, ma di contesto come abbiamo detto (sul punto torneremo tra poco). Così come è inutile disputare sull 'esistenza di dio con un teologo o con un ateo confesso, dal momento che anch'essi rispondono a logiche contestuali. Insomma,  sono questioni - ecco il paradosso - scientificamente inverificabili.  Per contro,  Max Weber, giustamente, consigliava allo scienziato sociale  di dichiarare i suoi valori  e di saggiarne, prima di avviare  qualsiasi ricerca, genealogia e coerenza fattuale, per evitare, o quantomeno filtrare, successive contaminazioni ideologico-analitiche (3).

Da Weber a Totò...
Si dirà che  Weber, proprio a causa della sua coerenza cognitiva da "guardiano dei fatti",  di leggere tutto e verificare tutto,  si ammalò di nervi.  Verissimo. Però si deve tentare, mostrando indulgenza verso chiunque sia capace di accettare la sfida seriamente. Certo, accettare non significa vincere. L'obiettività, quella autentica, come mostra la tragica grandezza weberiana,  impone sforzi sovrumani. Non tutti ne sono all'altezza. Anche solo di provare.
Di qui, il rifugio, assai più comodo, nel caso del redattore,  della distinzione tra ciò che è enciclopedico e ciò che non lo è. Talvolta ci si sente rispondere che non si può leggere tutto, e che forse neppure lo si deve, perché è sufficiente l'uso di criteri obiettivi, chiudendo così il circolo vizioso di una  neutralità  organizzativa, che riflette regole contestualizzate, come dicevamo,  e che quindi finisce per  sconfinare  nell'ignavia cognitiva: quell'ignavia  che si pasce, senza neppure intuirlo, dell'inverificabilità dei postulati, tipica del teologo, dell'ateo confesso e, per l'appunto,  del redattore aggrappato all'iteratività  protocollare. Tradotto: per costoro il contesto sono le regole e le regole sono il contesto,  l'uno rinvia alle altre e viceversa.
A tale proposito, infine,  non va mai dimenticata la sempre possibile deriva  psicologico-sociale,  che si  nasconde  e prolifera  tra gli interstizi  dell'iterazione  fine a se stessa:  alcuni non resistono al fascino del potere grande o piccolo che esercitano,  al punto talvolta di abusarne. L'eccezione ideologica, come prolungamento carnivoro individuale, finisce così per insinuarsi nel  moto circolare della  regola.   Per dirla, non con Agamben,  oggi fin troppo citato,  ma  con un  dimenticato e grande sociologo del Novecento, Totò:  i "caporali" sono sempre in agguato. Insomma, la carne è debole. Sicché,  senza mai scendere  a compromessi con  il peccato,  il peccatore va  sempre perdonato. Santa Madre Chiesa non ha tutti i torti.
Come concludere?  Che l’esperimento Wiki,  comunque sia,  è andato. I lettori giudichino come.  Per quel che mi concerne,  passo  al  prossimo  "test".    Sotto a chi tocca.   


Carlo Gambescia  

(1) https://books.google.it/books?id=WfFWDAAAQBAJ&pg=PA879&lpg=PA879&dq=carlo+gambescia+encyclopedia&source=bl&ots=w7cRyL-d9r&sig=kuAnQfyuZzQPW_BLyZVT4ZRtVIE&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiB_PvVhsjYAhXK1hQKHbu8BK0Q6AEIWzAM#v=onepage&q=carlo%20gambescia%20encyclopedia&f=false

(2)  G. Palomba, Lezioni di economia politica, Veschi Editore, Roma s.d. ( ma 1975), p. 27. 

(3) M. Weber, La scienza come professione, Mondadori, Milano  2006, pp. 42-48 (ma passim).