mercoledì 23 settembre 2015

La Volkswagen e i suoi nemici
Le colpe (e i pericoli) dello Stato Ecologista




La vicenda  Volkswagen   merita  tre riflessioni.
La prima, più banale, quella virtuista: la casa automobilistica tedesca avrebbe violato le leggi, macchiandosi eccetera, eccetera.. Ovvio, c’è un legge che controlla le emissioni, la si viola e quindi si è subito dalla parte dei cattivi.   Effetti del diritto positivo. Tutto qui. 
La seconda, politologica, è che le leggi  mutano, proliferano, perché basate su decisioni politiche, in genere elettorali, per accontentare questo o quello. E più sono minuziose, principalmente in ambito economico, più diventano intrusive, soffocanti. Di qui, quell’autodifesa dalle burocrazie voraci e “concussive” che assume i nomi di  elusione, evasione,  corruzione.   
La terza, storico-economica,  è che il nazionalismo stupido, purtroppo,  non è morto,  ma  vive  e lotta insieme a  noi. Notare:  subito tutti, Italia in testa, nota esportatrice di mafia nel mondo,  sono saltati alla vena giugulare della Germania… Ma sì, facciamoci del male…  Perché se chiude la Volkswagen,  può andare male per tutti, non solo per  i tedeschi…
Il vero punto della questione è che  l’ecologia, non è una scienza esatta.  Diciamo,  a voler essere  cauti,  che è ipotetica, molto ipotetica  - eccetto per chi ne vive ( dai cattedratici alle associazioni) e di gran moda, soprattutto a sinistra tra gli orfani dell’anticapitalismo  socialista e comunista (ma anche a destra, tra gli statalisti). Tradotto: l’ "acqua" ecologica, come quella fisica, non  va in ebollizione,  tra gli ottanta e i cento gradi. Nel senso, da A, matematicamente, B.  Nonostante ciò - ecco le conseguenze sociologiche -  in nome di un altro discutibile principio, quello di responsabilità (sorta di elastico morale e concettuale), collegato al principio ancora più virtuistico di salutismo preventivo (basato su  manipolabili medie statistiche),  le leggi "politiche" proliferano, opprimono, gonfiano i costi "economici" e favoriscono crescenti violazioni autodifensive, nel caso specifico  dasautodifensive.
Battute a parte, qualcuno penserà, la colpa  - semplificando -  non è dello Stato Ecologista, ma della competizione economica che spinge a ridurre i costi. Il che in parte  è vero. Ma quando i costi sono imposti dalla politica, in nome di lucrose e demagogiche mode elettorali, violare leggi concettualmente ipotetiche, diciamo così, è più che giustificato, se si vuole resistere. E attenzione: la risposta non è  nello statalismo mondiale: estendere le “buone” leggi ecologiste a tutti. E per due motivi. 
Uno, per ragioni pratiche: perché impossibile; servirebbe una  Guardia di Finanza Mondiale, via impraticabile in un mondo, fortunatamente, vario sotto il profilo geopolitico.
Due, per ragioni ideali:  perché sarebbe la fine della libertà, non solo economica. E   in nome di che cosa?  Di una scienza, quella ecologica, che, almeno per ora,  non è tale.

Carlo Gambescia

                   


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