martedì 3 aprile 2018

Un articolo di Massimo Recalcati su Berlusconi e Di Maio
Da Lacan a Pinocchio



Grazie all’indicazione dell’amico Carlo Pompei chi scrive  ha potuto leggere, nella sua interezza,  un articolo di Massimo Recalcati, psicanalista lacaniano, su Berlusconi e Di Maio (*).
Diciamo subito che  sul conto del  Cavaliere si  riferiscono  le solite scontatezze cognitive ( venditore, comunicatore, eccetera). E soprattutto (ma allo psicanalista si può chiedere di trasformarsi in storico?), si ignora il berlusconismo, almeno quello “d’assalto” (degli anni Novanta; secondo l’ottima  classificazione di Orsina), frutto  politico, allora storicamente maturo,  di una  fenomenologia antipatologica dell’ italiano.
Cosa vogliamo dire?   Berlusconi, come il totus liberale Giolitti e il cripto-liberale Giannini,  accetta ed elogia gli italiani per quello che sono. In assoluta controtendenza con la  scuola  politico-pedagogica, che va da Crispi a Grillo , passando per  fascismo,  azionismo, socialismo e  comunismo. Sul grillismo  torneremo dopo.
Berlusconi, in particolare il primo Berlusconi, si comporta da discolo, da Pinocchio ancora burattino, teorizza e inneggia alla mano invisibile, che innerva le azioni individuali dell’italiano medio nel bene come nel male. Certo, il Cavaliere resta anche venditore, comunicatore, imbroglione, tutto quel che si voglia,  ma il berlusconismo va incasellato tra i (pochi)  nemici giurati di ogni busto di gesso  rivolto a modellare il carattere dell' italiano  medio: carattere, piaccia o meno,  che  è  un mix del  Pinocchio-Burattino e del Pinocchio-Bambino. Insomma Berlusconi, anzi il berlusconismo,  quale  nemico - e non del tutto a torto - di qualsiasi pedagogia nazionale. In sintesi (calcistica): Cavaliere 1 - Fata Turchina 0.
Ed è questo fattore  “mano invisibile” che sfugge a Recalcati e a tutti coloro che insistono soltanto  sul Cavaliere “grande  comunicatore-venditore”. Berlusconi  comunicava cose "berlusconiste" che all'animo discolo degli  italiani,  dopo anni trascorsi dietro la lavagna, fascista, democristiana, comunista,  piaceva sentirsi dire. E molto.
Quanto alla parte dell’articolo (la seconda) dedicata a Di Maio, Recalcati fa un’osservazione  interessante, ma  purtroppo  coglie solo un aspetto della questione. Scrive lo psicanalista:

“Lo sgomento di fronte all'ipotesi di Di Maio premier non è per me tanto relativo alla sua incompetenza tecnica, quanto al gesto personalissimo dell'aver accettato questa investitura. Quanti accetterebbero un incarico di questa rilevanza senza avere la più pallida idea di cosa significhi governare la cosa pubblica? È questa assenza di consapevolezza dei propri limiti che fa davvero tremare i polsi. È il polo chiaramente maniacale o, se si preferisce, puramente adolescenziale del M5S”.

Ora, l’idea della mancanza di consapevolezza dei propri limiti, tipica dell’adolescenza (attenzione però, l’adolescenza collodiana),  non coglie un punto essenziale. Quale?  Il fatto che  Cinque Stelle, coniughi  l' assenza dei limiti (semplificando quanto sopra) con la  presenza dei limiti, ossia con  una politica  dei  limiti impastata di moralismo,  sovranismo, ecologismo, pauperismo, anticapitalismo. 
Ovviamente, non si può chiedere allo psicanalista di metamorfizzarsi in sociologo (anche  qui,  vale insomma quel che abbiamo detto per la storiografia). Però insistere sul profilo adolescenziale - nei termini del Pinocchio-Burattino - estendendolo  all’ intero movimento pentastellato, come fa Recalcati, significa, per farla breve, non comprendere il perché poi la gente voti Cinque Stelle, se non nei termini, ripetiamo,  di società bambina e discola,  dunque immatura e perciò bisognosa di quel  “busto di gesso” avversato da Berlusconi, nemico della mano visibile e di ogni pedagogia politica. E dunque della Fata Turchina. Per non parlare dei Grilli Parlanti storici in stile Scalfari.
Diciamo che Recalcati, confondendo il piano di chi osserva  (oggettivo) con quello dell’osservato (soggettivo), considera bambini, secondo la scala pedagogica (ritenuta oggettiva) di una psicanalisi della responsabilità del paziente,  coloro che votano Cinque stelle.   E  che invece  votano Di Maio  - ecco il vero punto -  per un eccesso di maturità indotto dall’esterno, come reazione alla discola  mano invisibile berlusconiana:  sono bambini "ammaestrati", che come il Pinocchio finalmente  tramutatosi in bambino,   vogliono  i  limiti, desiderano il busto di gesso, la mano visibile della pedagogia politica. Baciano la mano che li vuole bastonare. 
Insomma, siamo davanti a uno scolaro  condiscendente, obbediente, che al momento del disordine, personificato dal discolo Berlusconi-Burattino, ora preferisce quello dell’ordine, dei limiti,  impersonato dal primo della classe Di Maio ( o quantomeno ritenuto tale secondo il parametro degli osservati). Pinocchio è cresciuto, non è più un burattino.
Recalcati,  impersonando a sua volta una psicanalisi dell’ordine e della responsabilità, insomma   dalla parte della Fata Turchina (più che del sulfureo Lacan, così crediamo), non può comprendere la vera natura  degli  “oggetti desideranti” del Pinocchio-Bambino,  ossia   dell’elettore pentastellato,  se non retrocedendolo  allo evolutivo inferiore del Pinocchio-Burattino, sempre uguale a se stesso.
Che  poi la figura del  primo della classe, che qui abbiamo avanzato,  sia quella  giusta dal punto di vista politico,  è un’altra storia…            
                           
Carlo Gambescia

(*) Si veda qui: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/02/20/berlusconi-e-di-maio-sul-lettino29.html   (“Berlusconi e Di Maio sul lettino”, “la Repubblica”, 20-2 2018) .