lunedì 9 aprile 2018

Strani silenzi…
Che fine ha fatto il DEF ?



Avete notato, amici lettori?  Non si parla  più del DEF  (Documento di Economia e Finanza): il principale strumento, per dire le cose fuori dai denti,  della credibilità economico-finanziaria   italiana in Europa.  Perché  il DEF  indica la strategia economica e di finanza pubblica nel medio termine, almeno tre anni.   
Il recepimento interno,  quale sua  presentazione da parte del Governo al Parlamento,  è (anzi era, come vedremo)  fissato  al 10 aprile, domani. Infatti, dal momento che  si tratta di  un documento- aggiornamento del Programma di Stabilità, ricondotto temporalmente al semestre europeo (per il sincronismo UE tra i vari  bilanci),  deve essere inviato a Bruxelles il  30 aprile, come da accordi sottoscritti  dagli stati membri.  Il Documento è diviso in tre parti, eccetera, eccetera (1) .
Ora, Gentiloni, in accordo (sembra) con tutti partiti,  avrebbe ipotizzato il rinvio  di due o tre settimane della data di presentazione al Parlamento (2):  si dice che dal momento che  siamo senza  "governo “vero”,  l’Europa dovrà gentilmente  aspettare…   Si andrà, si vocifera,  oltre il 30 aprile.  Si dice pure, che la Commissione Europea, sulla base di analoghi precedenti legati alla concomitanza tra  scadenza del DEF e  formazione di un nuovo governo,  sia intenzionata a concedere all’Italia un rinvio, però limitato.  Probabilmente  non oltre il 30 giugno,  conclusione del  semestre europeo, il cui termine  implica, come detto, l’anticipo alla prima metà dell’anno della definizione delle strategie di bilancio dei singoli Stati membri, in stretto  coordinamento  con le  diverse istituzioni europee.  Detto brutalmente: se si va oltre quella data, si  mette a rischio il Patto di Stabilità.   
Morale della storia?  In primo luogo,  già siamo a ritardo.  In secondo luogo, una volta “nato” il nuovo governo,  perché di doloroso parto sembra  trattarsi, si dovrà ridiscutere il DEF:  parlare di tagli e manovre, di aumento dell’avanzo primario,  eccetera, eccetera. E qui, in terzo luogo, le due principali forze politiche, che si candidano a governare l’Italia, addirittura insieme,  Lega e Movimento Cinque Stelle,   sono due  partiti a favore della  spesa pubblica.  Sembra persino,  ci sia già un accordo sull’ introduzione del Reddito di Cittadinanza, circa centoventi miliardi in tre anni…Follie. Quel che invece  servirebbe  è un partito  contro la spesa pubblica,  in grado di approvare rapidamente il DEF, allineandosi perfettamente  al  Patto di Stabilità.  
Un partito  del genere, per ora,  non esiste in Italia.  Il che spiega, uno, il triste destino del dottor Cottarelli ("tutti lo vogliono,  poi però non se lo pigliano",  per dirla alla buona).  E, due,  perché  non si parla del  DEF.  Anzi lo  si rinvia aumm aumm…  Per giustificarsi,  si citano i precedenti  dei governi Andreotti.  Sì, alcuni, formatisi dopo lunghe trattative, ma duemila anni fa e senza "vincolo (di bilancio) esterno"...   Oppure ci si appella  all’ ultimo esempio tedesco.  Sì, tempi lunghi,  ma la Germania -  occhio alla tempistica - ha votato in autunno  e ora  ha un governo in carica...  
Il risveglio  italiano potrebbe essere  brusco, perché si può provare  -  fino a un certo  punto -   a prendere per il naso l’Europa, ma non i mercati.  Che, con i conti in disordine, possono massacrarci in qualsiasi momento. 
Insomma, qui si scherza con il fuoco.   Il serafico, come dicono,  Presidente Mattarella, che ancora non ha fissato una data per il secondo giro di consultazioni, si rende conto dei pericoli che l’Italia corre?            

Carlo Gambescia