martedì 10 aprile 2018

Storie di ordinaria follia politica
I veti incrociati




Di Maio  gela Salvini, Salvini gela Di Maio, Martina gela Salvini e Di Maio. E così via, nessuno vuole governare con  nessun altro. Si chiamano veti incrociati. Intanto però,  sale in coloro che li hanno votati,  la voglia del castigamatti. Di colui, si dice,  che  metterà tutte le cose a posto nel manicomio Italia.  Insomma, storie di ordinaria follia politica.       
In realtà,  tralasciando le banali questioni che tanto appassionano i retroscenisti,  lo stallo  indica una cosa sola:  che il sistema dei partiti ha perso tutti suoi riferimenti. Uno in particolare. Perché  -  attenzione -  la paralisi  non è colpa del Parlamento come istituzione o della democrazia rappresentativa, come vogliono farci credere i suoi interessati nemici, bensì di una incapacità di tutti i partiti di comprendere il bene comune.  Che -   e qui bisogna fare attenzione due volte -   non è la lotta alla povertà di Fico, il comprarsi una pistola  di Salvini, il diventare tutti ricchi di Berlusconi o tutti buoni come ritengono, certo,  con sfumature molto diverse  Renzi,  Grasso e  Laura  Boldrini.    
Questi sono apprezzamenti -  giusti o sbagliati che siano -   del bene comune, secondo una visione politica di parte, ideologica, se si vuole.  Il bene comune, il vero bene comune - ecco la grandezza dell’ “esperimento liberale” -   sono le istituzioni parlamentari e  la divisione dei poteri.  E soprattutto il farle funzionare come si deve,  con una buona legge elettorale, capace di garantire la governabilità. 
Se invece, come sta accadendo in Italia, i partiti privilegiano, ramificandoli, i propri interessi  particolari  -  ad esempio, ormai da anni esiste perfino un partito dei giudici -  le istituzioni-bene comune si  inceppano, non funzionano, se non, strumentalmente, come randello per colpire l'avversario, fino a spazzarlo via.
Si ignora, o si finge di ignorare,  che il principio fondamentale della democrazia, della democrazia reale,  non è il demagogico uno vale uno, al servizio del nascente  tiranno di turno, che vuole tutto il potere per sé, blandendo con il perfettismo le  masse,   ma la possibilità, da parte di un cittadino, imperfetto ma non anonimo,   di favorire l'alternanza dei  partiti al governo, attraverso libere elezioni, quindi promuovendo  la divisione, trasmissione e circolazione del potere tra élite, periodicamente, scelte dall'elettore.
Per radicalizzare e rendere comprensibili i concetti fin qui esposti:  i mezzi (la possibilità istituzionale dell’alternanza politica) sono tutto, i fini (le diverse idee di bene comune) niente.  Oppure, se ci si passa la banale metafora:  se i rotismi dell’orologio politico girano (le istituzioni di rappresentanza), l’ora segnata  (il bene comune) sul suo quadrante,  sarà sempre quella giusta.     
L’attuale stallo politico -  che  è  la prova più evidente di quanto stiamo dicendo -   non può  perciò  non essere il frutto velenoso di  pessime leggi elettorali ( e di conseguenza del bipartitismo tradito), di  mancate  riforme in senso presidenziale (per rafforzare e  snellire l’esecutivo), di nessuna riforma della giustizia (per depoliticizzare i  giudici). Abbiamo avuto invece, solo valanghe di merda (pardon),  social-mediatica, frutto di un virtuismo d’accatto,  che hanno contribuito a gettare via l’acqua sporca di qualche politico, più stupido che corrotto,  con il bambino della democrazia rappresentativa e della divisione dei poteri.  E, in definitiva, della governabilità.  
Altrimenti come spiegare la presenza in Parlamento di forze politiche illiberali, come  la Lega  e addirittura eversive come Cinque Stelle?  Che con i loro veti incrociati mostrano di non avere alcun rispetto per le istituzioni? Anzi, per dirla tutta, provano di preferire il “tanto peggio, tanto meglio”? Per agguantare,  augurandosi di  passeggiare  sulle  macerie, tutto il potere?  Altro che democrazia dell'alternanza...     
Si dirà, Lega e  Cinque Stelle  sono stati votati dal popolo, eccetera, eccetera.  Diciamo pure, che, come certifica la storia  del Novecento,  il popolo spesso sbaglia. E di grosso. Certo, pagandone poi le conseguenze.
Involuzioni negative, purtroppo, sempre previste da pochi e isolati  osservatori. Liquidati alla stregua di volgari Cassandre.  Comunque noiose.  Come ora.  E invece... 


Carlo Gambescia