lunedì 23 aprile 2018

Il nuovo bipolarismo  secondo Luca Ricolfi e Alesssandro Campi
 Intanto in Molise…



Sembra che in Molise  il Centrodestra,   nella sua versione  classica ( allargata come nel 2001),  sia in testa  (45 %), con  Forza Italia  primo partito della coalizione ( 10 vs 9 %, Lega) . Seguono  5 Stelle (37 %), e  Partito Democratico con due punti in meno rispetto alle politiche  (16 %).  
Il risultato perciò potrebbe farsi interessante, per contrasto.  Perché nei giorni scorsi  Luca  Ricolfi, sul  “Messaggero” -  seguito a ruota sulle stesse pagine  dall’assistente  volontario Alessandro Campi, che ora si divide anche con  Prodi -   ha parlato di nuovo bipolarismo, non ovviamente tra Centrodestra (quello del Molise) e Centrosinistra classici,  ma tra una Destra targata Lega  e una Sinistra a traino grillino. Con FI e PD, sulle orme dei nativi americani.
Anche Alessandro  Campi, abilissimo, nel fiutare,  i cambiamenti di vento, e non sempre per ragioni politologiche, sembra credere in  un bipolarismo, nuovo  di zecca.  Che  al momento potrà pure essere nei fatti politici,  ma che -  cosa che non può essere bellamente ignorata -   non sembra incarnare nei contenuti il modello Westminster, perché siamo dinanzi a due forze  populiste,  quindi antieuropee, pro spesa pubblica, pro partito dei giudici,  filoputiane e (soprattutto la Lega) con  più che probabili pendant razzisti.        
Il Molise  sembra invece  provare il contrario, anche sul piano dei fatti:  nel senso che non c’è  crollo definitivo del PD  e che il Centrodestra  avanza.   E, cosa più importante,  Cinque Stelle non sfonda.  Si dirà, il Molise non fa testo.  Può darsi.  A fine mese  si vota anche in Friuli. Il che significa che  è ancora presto per parlare di trend definitivi, di crolli e rinascite. Regola però che deve valere per tutti i trend previsionali.  E non solo per  quelli favorevoli a Salvini e Di Maio.
Questo sul piano analitico, della scienza politica positiva.  Quanto a quello dei desiderata, ogni studioso è libero di pensarla come crede.  Ciò che però  non va assolutamente  fatto  è il voler proiettare, mescolando fatti e desiderata, una luce positiva, come fanno Ricolfi e Campi, su un bipolarismo che trae forza da due partiti estremisti. Nel caso specifico,  è  come  fare il  tifo per un bipolarismo  tra fascisti e comunisti. Altro che Tory e Labour.
Già conosciamo la risposta. Di solito,  come si dice,   quando si va al potere, ci si modera, si matura eccetera. Insomma, si diventa più buoni (sul più capaci le tesi non sono unanimi).  E quindi questo nuovo bipolarismo può essere solo  un bene per l’Italia.  Può darsi.  
C’è però  un’altra questione, che rinvia all’Andreotti di  quando  con un sorrisetto diceva che a pensar male ci si coglie quasi  sempre.  Ora, certe analisi politologiche, come quelle di Ricolfi e  Campi (che tra l'altro non sono i soli...),  nel  momento  in cui sotto i riflettori ci sono Salvini e Di Maio, potrebbero essere interpretate come un endorsement accademico per  5 Stelle e Lega:  un magnifico bonus del filosofo platonico per governare.  Tradotto:   "Signori italiani, tranquilli,  reddito di cittadinanza, simpatie per il piccolo Zar, soldi pubblici a gogò,  lancio del gatto morto contro Bruxelles, tutto normale, tutto normale,  Salvini e Di Maio sono il nuovo bipolarismo ".  Insomma, Ricolfi e Campi, giurano senza che nessuno ancora glielo abbia imposto. Intanto però - ecco il punto politico -   Hitler-Salvini e Stalin-Di Maio,  potrebbero  mettersi d’accordo… Quando si dice nostalgia canaglia.   
Attenzione,  la tesi Ridolfi- Campi,  vale anche al rovescio, nel senso che il tentativo di Fico  verso il Partito  Democratico (se Mattarella consentirà e Renzi, scioccamente cederà)), può venire presentato dai due insigni collaboratori del "Messaggero"  come un passo verso il nuovo bipolarismo  tra Lega  (che fagocita Berlusconi) e  5 Stelle (che si pappa il  Partito Democratico).
Però, intanto, il Molise ci dice che Berlusconi  e i suoi elettori non mollano. Giudici permettendo.

Carlo Gambescia