mercoledì 4 aprile 2018

Consultazioni al via
Due possibilità, una peggiore dell'altra...


Oggi si accendono i riflettori sul  Colle. L’Italia è davanti a un bivio, non dei più promettenti.  Dal momento che le possibilità pur essendo le classiche due,  non sembrano tra le migliori, anzi. Vediamole insieme. 
1)  Un governo di larghe intese con dentro tutti, magari con ministri tecnici, anche se di area (classico brand nostrano: il ministro neutrale ma non troppo...), inventandosi qualche scopo sulla carta,  soluzione cui  sembra aspirare Mattarella, attenzione però, con la  vera finalità di annacquare i contenuti politici pentastellati e leghisti, nel tentativo di salvare la faccia davanti all’Europa. 
2) Un governo Movimento Cinque Stelle-Lega  (eventualmente con l'aiutino di qualche esponente "laico", per indorare la pillola politica ), controllato  a distanza dal Colle, per evitare, come cantava Battisti,  “le buche più dure, senza per questo cadere nelle tue paure”. In questo caso però, sarebbe assai difficile far passare in Europa come la cosa più normale del mondo  una  coalizione Lega-M5S  e  il dirompente copyright sul Def correlato.   
Piaccia o meno,  in Parlamento   esistono i numeri per le due soluzioni. Nel primo caso si tirerà a campare,  favorendo l’incancrenimento della crisi politica italiana. Nel secondo, il Paese rischia di schiantarsi contro il muro dei mercati. Purtroppo,  la scelta sembra essere tra morte lenta e morte traumatica.      
Ora, come è noto,  nelle democrazie rappresentative,  i numeri se non trovano ostacoli costituzionali, come ad esempio  in Germania, dove è la Corte Costituzionale a decidere dello scioglimento dei partiti antidemocratici,  assumono  le  stesse caratteristiche della forza gravità.  Trascinano  inevitabilmente verso il basso.  Ciò  significa, che essendo Cinque Stelle un partito antidemocratico, seminatore di odio sociale, retto da una diarchia aziendale-dittatoriale, il Paese rischia, pur con tempistiche diverse,  di sfracellarsi al suolo.
Qualcuno penserà, come ha potuto  l'Italia contenere fino a oggi  le forze antidemocratiche?  Dal momento che, al di là del divieto costituzionale, ma molto astratto, di ricostituzione del partito fascista,   non esistono tuttora,  come in Germania, istituti e procedure ad hoc?  Come ha potuto allora? Con il consociativismo, fenomeno tipicamente democristiano, in particolare, del centrosinistra democristiano, all’insegna di una moderna reintepretazione della locuzione oraziana: Democrazia Cristiana capta ferum victorem cepit .  Detto altrimenti: con  l’associazione, tacita  o  meno,  del (possibile)  vincitore al potere, se non  subito  politico, almeno  sociale e culturale. Quel che in qualche misura si è fatto con il Psi, nella seconda metà degli Cinquanta  e poi  Sessanta; con il Pci, negli anni Ottanta;  con il Msi, negli anni Novanta.  Lo stesso Berlusconi, che ora scalpita pur di governare con chiunque,  dopo una partenza liberale, “democristianizzò” Forza Italia.
Ora Mattarella, per tornare sul punto, proviene da quel mondo, come del resto molti suoi consiglieri, quindi i nostri sospetti potrebbero essere più che fondati.  D'altronde,  di Forza Italia, abbiamo detto. Il Pd (renziano o meno) è un  prolungamento della Margherita di ispirazione democristiana.  Mentre dalla parte di Salvini e Di Maio, c’è la logica dei numeri (e anche la voglia di agguantare il potere).
Il tutto, una volta diabolicamente mescolato, depone a favore di una delle due soluzioni ricordate.  Che poi Cinque Stelle si faccia "corrompere" o meno,  rinvia in ogni caso ai concetti di  morte  lenta o traumatica, sopra evidenziati.  Perché, comunque sia,  il veleno pentastellato resta letale per la democrazia italiana, a piccole come a gradi dosi, in soluzione pura o diluita. 
Speriamo, ardentemente, di sbagliare.  E se invece la nostra analisi fosse giusta?  Non resterebbe che augurarsi  il commissariamento europeo.  Ma sarebbe una ben triste vittoria di Pirro. 


Carlo Gambescia