martedì 12 dicembre 2017

Utopie 
Si fa presto a dire Bitcoin...



Prima di  affrontare la questione  dei Bitcoin, dobbiamo fare una piccola premessa. Quindi un poco di pazienza. 
La  moneta è da sempre un interessante problema sociologico perché  rappresenta  un ottimo esempio  di oggettivazione sociale: detto altrimenti, di un veicolo sociale (la moneta), creato dall’uomo, ma sul quale l’uomo (come individuo), finisce per  perdere ogni controllo in favore delle istituzioni sociali (economiche e politiche).   Ciò  accade perché la moneta, sorta spontaneamente  per  facilitare gli scambi, essendo un mezzo di pagamento, di riflesso, non può non  essere anche  misura del valore, e quindi, passo ulteriore,  di conto o conservazione (tesaurizzazione) della ricchezza (come "sommatoria" di valori). Insomma, si registra sempre un momento in cui la moneta (che nasce spontaneamente), acquista la  forza propria delle istituzioni che sorgono per governarla (oggettivazione).  Siamo davanti  a una costante politica e sociologica, quindi  metapolitica. In sintesi:  per ragioni di stabilità sociale,  ogni  "movimento" non può non trasformarsi in "istituzione".            
Pertanto, il dibattito, oggi così frequente, sulla natura politica della moneta rinvia a una fase successiva:  alla trasformazione della moneta di scambio da  moneta, puramente fiduciaria, in moneta  legale,  sotto l’imperio della legge,  ossia al   passaggio  dalla fiducia tra gli uomini alla fiducia degli uomini  nella legge. Parliamo di  un livello più elevato di "fiduciarietà".  Tradotto:  le transazioni commerciali tra individui (semplifichiamo),   prima in pecore,   poi in frammenti di metallo, preziosi o meno, precedono la moneta legale, emessa in principio dallo stato-cittadino, come nell’antica Ionia.  Mai dimenticarlo.
Ora i Bitcoin, di cui si tanto si parla, sono una moneta fiduciaria, allo stato puro (senza alcuna manipolazione politica).  Il che rinvia alle origini spontanee e non politiche della moneta. Tuttavia, poiché si tratta di  una moneta fiduciaria  venuta “dopo” le monete legali,   e soprattutto   interna al gruppo fiduciario di accettazione, necessitava ( e necessita)  di una  "pietra di paragone"  esterna  per stabilirne il valore e farsi accettare, sulla base di un valore comparato,  all’interno del suo gruppo.  E così poter assolvere alle funzioni di scambio e conto-tesaurizzazione.
Ecco il  punto debole. Una  moneta come il  Bitcoin, a meno che non sia adottata simultaneamente da tutto l’universo-mondo  è  destinata a  rimanere  un mezzo di scambio, uno tra i tanti titoli,  in competizione con altri mezzi di scambio. I quali dalla loro, hanno però la forza della spada  che rinvia inevitabilmente all'  umano bisogno di sicurezza e stabilità: le  basi socio-psicologiche di qualsiasi sistema sociale.
Insomma, non bisogna cadere prigionieri  dell’utopia della moneta, eternamente allo stato nascente, priva di oggettivazione, vista soltanto  come un  processo che si auto-riproduce,  a prova di istituzioni sociali.  Diciamo che lo "spontaneismo" è soltanto una parte della vicenda. In realtà,  come storia e sociologia provano, i processi di oggettivazione, piaccia o meno, implicano la nascita di istituzioni economiche e politiche, dalla banca allo stato e alla banca di stato:  istituzioni  che sono al tempo stesso processo ed esito, o meglio esito (solido) di un processo sociale (gassoso).
Certo, sarebbe bellissimo fare a meno delle istituzioni politiche. Ma -   solo per  chiarire una volta per tutte il punto -   il  "Bitcoin  Moneta Unica Mondiale" avrebbe automaticamente necessità  di  uno "Stato Unico  Mondiale". Se,  ad esempio,  gli Stati Uniti  adottassero il Bitcoin  al posto  del  Dollaro, esso diverrebbe sicuramente una moneta forte, ma  in competizione con altre monete. Insomma, siamo davanti a processi lunghi, complessi e conflittuali. Probabilmente,  per arrivare a uno stato mondiale, unificato sul modello dello stato-nazionale, dovrebbe dichiararci guerra Marte.
Pertanto,  ci si diverta pure con il Bitcoin, come con le monete del Monopoli.  Certo,  divertirsi fino a un certo punto: perché  qualcuno guadagnerà mentre qualcun altro  perderà. Come accade in Borsa. Fermo però restando che  la moneta,  quella vera,  è un’altra cosa.

Carlo Gambescia