martedì 3 ottobre 2017

I mass media italiani e la questione catalana
Fanatismo democratico





Alcuni  si  lamentano per l’atteggiamento dei mass media italiani, politicamente, in larga misura, dalla parte dei catalani.  Una cospirazione?  No, crediamo non ci sia nessun  complotto da svelare.   Le cose però  in realtà,  sono molto più semplici e difficili da spiegare al tempo stesso. Proviamoci.
Ogni regime politico ha una sua logica, in democrazia questa logica rinvia alla regola di maggioranza e più in generale al principio che il popolo  è  sovrano e perciò ha sempre ragione.   Ora,  nella questione catalana,  balza subito agli occhi, come  il "caso", sociologicamente parlando,  sia da manuale:  qualcuno,  un popolo, descritto come amante della libertà,   che decide con il voto, da un lato, e qualcun altro, una élite, dipinta come retriva,  che vuole impedirlo, dall’altro. Un inciso: qualsiasi riferimento a Franco è totalmente fuori luogo. Il Caudillo,  che sapeva, con Machiavelli, che il male va fatto tutto e subito (riassumiamo), avrebbe immediatamente ordinato di sparare a vista... Altro che proiettili di gomma...
Per la cultura democratica basta questo romantico contrasto,  perché scatti il riflesso condizionato della solidarietà politica. Il fatto che  esistano una costituzione spagnola,  un parlamento nazionale, dove tutti sono rappresentati, un sistema giudiziario indipendente,  larghe autonomie amministrative è tenuto in non cale. Dal momento che questi istituti  - semplificando  -  possono  significare qualcosa, ma solo dal punto di vista dello stato di diritto liberale.  Che però  - ecco il punto fondamentale  -   è altra cosa dallo stato democratico: il liberalismo  frena, tendendo a favorire il ragionamento,  mentre la democrazia accelera, schierata com'è dalla parte delle passioni.  
E più cresce il fanatismo democratico più ci si allontana dal liberalismo. Per andare dove?  Verso quella che Tocqueville chiama tirannia della maggioranza.  Che  poi, eventualmente, è sempre tirannide di una minoranza, che, per tornare al grande pensatore francese,  veicola certe idee, che fanno opinione, influendo sulle masse, eccetera, eccetera.  Quindi, al di là delle piazze pittoresche,   si tratta sempre  del conflitto tra una classe politica costituita e una costituente. Dal momento che in scienza politica (diremmo, metapolitica) non esistono, se non sulla carta,  maggioranze votanti. Esistono, anzi persistono,  solo minoranze organizzate che lottano per il potere, imponendosi a maggioranze disorganizzate. Ovviamente,  quanto fin qui detto,  è totalmente indigeribile dal punto di vista democratico,   perché ne mette in discussione i principi.  
Concludendo, diciamo che l’appoggio mediatico agli indipendentisti catalani  è frutto di fanatismo democratico.   Una specie di   riflesso condizionato, molto diffuso, non solo tra i  populisti:  basta che suoni il campanello del voto è il fanatico democratico comincia a salivare.  Mai stanco di invocare sempre più democrazia,  il fanatico  non capisce  che la logica della democrazia, condotta alle sue estreme conseguenze è rovinosa, perché può portare direttamente alla guerra civile.  
Ed è ciò  che rischia di accadere in Catalogna.

Carlo Gambescia