venerdì 1 settembre 2017

La celebrazione mediatica di Lady Diana
God Save the Queen (Elisabeth)



Una delle costanti metapolitiche più interessanti del comportamento collettivo  individuate dalle scienze politiche e sociali,  più di un secolo fa,  rivela la preferenza dell'uomo per l'obbedienza  verso entità astratte (la divina provvidenza,  il gioco del caso e della fortuna,  il sistema oggettivo delle leggi),  piuttosto che verso gli  ordini di altri  uomini ( un monarca, un dittatore,  un presidente a vita, un leader politico).  Fermo restando, che anche in quest'ultimo caso, l’obbedienza  finisce sempre per essere    "mediata"  da una qualche forma  di carisma personale o principio astratto (il prescelto del signore,  l’uomo delle provvidenza, il diritto divino, la sovranità popolare).  In sintesi: psicologicamente pesa meno dipendere da un'entità astratta che da un altro uomo. Il che, ovviamente, rinvia ai risvolti socio-politici, accennati negli incisi  "tra parentesi".
A questo pensavamo,  osservando la grande  attenzione  riservata dai mass  media  a  Lady Diana, aspirante regina, mai intronizzata,  morta in un grave incidente automobilistico, per sfuggire ai flash dei reporter. Un  tragico evento, a dire il vero, molto hollywoodiano - si pensi all' indiavolato inseguimento automobilistico -  che con la monarchia, e le sue regole di obbedienza ( e deferenza), apparentemente aveva e  ha  poco a che fare.
E invece,   proprio  in seguito alla sua tragica morte, che in qualche misura ha dettato la rilettura mediatica della sua vita in chiave Vasco Rossi,  Lady Diana  sembra essere diventata, insieme a personaggi come Mandela  e altre "vacche sacre" dell’umanitarismo contemporaneo, l’emblema della disobbedienza.  E' proprio così?  No, perché  siamo, più semplicemente,  dinanzi,  alla   trasposizione del bisogno di obbedienza (perché gli uomini devono comunque obbedire a qualcuno o qualche cosa), in direzione di  una  persona,    elevata  - attenzione -    a principio umanitario, quindi astratto.   
Qual è invece  la tesi  mediatica?  Molto banalmente: che se Diana fosse ascesa al trono, sarebbe diventata  un specie di regina repubblicana,  e per questo ammirata e obbedita dal popolo.   Una contraddizione in termini: le monarchie repubblicane sono fantasie umanitaristiche.   Eppure,  questa è la leggenda aurea  che va per la maggiore, con ovvio pendant complottista (ma questa è un'altra storia, che rinvia all'archetipo fiabesco della regina vecchia, brutta e cattiva, che vuole la morte dell'aspirante regina giovane bella e buona).
Dicevamo della preferenza degli uomini per l' obbedienza verso il "principio astratto". Ci spieghiamo meglio:  Lady Diana, in apparenza  era una persona che lottava contro il principio astratto, al tempo della sua morte,  rappresentato dalla monarchia per diritto divino ( o quasi). In realtà, ripetiamo,  anche Lady Diana, incarnava un principio astratto,  quello della regina per sovrano diritto del popolo.  Pertanto, il conflitto, ogni volta che i media pigiano l’acceleratore sulle celebrazioni,   non è  tra due forme di obbedienza alla monarchia (principio astratto) e  alla  donna, Lady Diana (persona concreta), bensì  tra due principi astratti:  quello della monarchia per diritto divino e quello della monarchia per volontà della nazione. Conflitto che ci riporta alle origini delle monarchie costituzionali post-Rivoluzione francese, dove in molte Carte Costituzionali, dell'Europa continentale,  si recepiva questa doppia forma di obbedienza   del re  (e quindi del popolo), alla volontà di dio e della nazione. Problema assente invece  in Gran Bretagna,  dove non è mai esistita una costituzione scritta e il potere reale, pur  derivando da dio,  è stato progressivamente laicizzato e limitato attraverso, brusche impennate rivoluzionarie, poi  accordi  politici, infine  tacite convenzioni: miracoli dell’arte di governo e del modello Westminster (parlamentare),  di cui i britannici  se ci passa l’espressione, hanno il copyright.  Beati loro...
Però il culto di Lady Diana, con il suo grande seguito, indica che il popolo ( o comunque parte di esso) vuole sì obbedire, ma al principio repubblicano.  
Che dire ? God Save the Queen (Elisabeth).

Carlo Gambescia