mercoledì 9 agosto 2017

Maduro e Maradona
Il socialismo nazionale del Pibe De Oro



A chiunque desideri conoscere il "pensiero politico" di Maradona, consigliamo il film documentario di  Kusturica  (Maradona by Kusturica), geniale ma sinistrorso regista bosniaco. Parliamo di  un  film, uscito nel 2008, che ben riassume  i tic ideologici  di una sinistra al caviale: quella  che predica bene ma razzola male.
Allora, niente di nuovo sotto il sole? Fino a un certo punto. Perché  va  ricordato che Maradona, rispetto a Kusturica, politicamente più soft, non disdegna i dittatori. Quindi esiste, come dire,  una sinistra al caviale,  ma hard.  Del resto,   che pensare della  famosa   storia d’amore (politica)   tra il Pibe De Oro  e Fidel Castro?  Poi estesa a Chavez e  Maduro? Quest’ultimo  è  addirittura  il nuovo mito politico di Maradona. 


"Quando Maduro lo ordinerà, mi vestirò da soldato per combattere contro l'imperialismo": con queste parole, Diego Armando Maradona ha espresso il suo totale appoggio al presidente venezuelano accusato di aver lanciato un golpe antidemocratico a Caracas. In un breve messaggio pubblicato su Facebook, l'argentino ex 'Pibe de oro' si definisce "chavista fino alla morte" e pronto a prendere le armi per combattere "coloro che vogliono impossessarsi delle nostre bandiere, che sono la cosa più sacra che abbiamo". "Viva i venezuelani purosangue, non i venezuelani interessati e ammanicati con la destra!": così si conclude la dichiarazione di Maradona, dopo i rituali "Viva Chavez! Viva Maduro! Viva la rivoluzione!".  
  
Le  parole di Maradona  lasciano senza fiato.  Ma solo apparentemente. In America Latina,  il cosiddetto pensiero rosso-bruno -  un vero e proprio  socialismo nazionale -   resta  tuttora molto diffuso e potente.  E  Maduro ne è l’interprete, Maradona il testimonial calcistico.  Però, al di là dell’anti-americanismo, esiste  una linea di pensiero (e di azione), più generale,  all’interno del marxismo-leninismo che va da  Stalin, passando per Castro,  Ceaucescu, fino a Maduro  e  Kim Jong- un che guarda  al socialismo  nazionalista e "militarizzato"  come importantissimo  fattore di coesione interna.  A prescindere, si intende,  dalla qualità del nemico. Se si vuole, uno strumento disciplinare, che "addestra" al socialismo prossimo venturo.       
Come si possa stare dalla parte di un comunismo pedagogico,  feroce e armato  può apparire  un mistero.   In realtà una spiegazione c’è. Anzi più di una:  1) L’ idea di  essere dalla parte della ragione, rappresentata dal proletariato e  vissuta come doverosa fusione tra umanitarismo a autoritarismo ; 2) la pretesa di voler costruire un mondo perfetto a ogni costo e con qualsiasi mezzo, sicché lo slancio autoritario si trasforma in distaccato totalitarismo; 3) il principio del socialismo in un solo paese, che rappresenta, pragmaticamente, il fattore di collegamento con il nazionalismo dei militari; 4) l’identificazione  del  nemico con gli Stati Uniti, addirittura quale continuazione dell’hitlerismo: gli Usa sono  visti  come uno dei due volti del capitalismo, da un lato,  quello cupo delle camere a gas, di matrice nazi-tedesca; dall’altro, quello, altrettanto nefasto,  nazi-americano,  del  liberalismo politico ed economico, destinato a   sfociare nelle camere della  tortura di Abu Ghraib.  
Siamo dinanzi a una miscela ideologica potente, una specie di fede religiosa  -  sorda alla ragione liberal-democratica -  in cui molti credono, rifiutando ogni evidenza in senso contrario.  Sicché,  la natura religiosa  del socialismo nazionale costituisce il   punto di discrimine tra la sinistra soft alla Kusturica. diciamo laica,  e quella hard, religiosa, alla Maradona.  Quindi non è una questione  di soldi,  ma di intensità  della “fede” nella possibilità di realizzare il paradiso in terra. Maradona ci crede ancora,  Kusturica, no.  Perché no? Perché, il regista bosniaco,  prima di diventare famoso, da intellettuale squattrinato,   si è "sciroppato" Tito.  Altro socialista, nazionalista e "militarizzato".  Pertanto il regista sa, perfettamente,  come stanno le cose.  Maradona no.           

Carlo Gambescia