sabato 5 agosto 2017

L’ultima di Fusaro
Aiuto! Gli americani ci hanno rubato il logos...



Preve non c’entra.  Il buon Costanzo argomentava.  Era un realista politico.  Si veda  un  libro ricco, costruito a strati, come L’ideocrazia imperiale americana. Dove Preve  affiancava all’analisi dell’ anti-americanismo quella  del  filo-americanismo.  Un genio. O quasi.  E, comunque sia,   un filosofo  che disprezzava  scorciatoie e  luoghi comuni. Un autentico ragionatore, nemico delle frasi fatte.
L’esatto contrario di  Diego Fusaro, che,  purtroppo,  sembra non aver imparato nulla dalle assidue frequentazioni previane.   In un pezzo aberrante,  dove egli  difende  il tiranno Maduro dalla “monarchia del dollaro”. Leggere per credere:

 È la triste storia di come, a maggior ragione dopo il 1989, la monarchia del dollaro – il nuovo Leviatano atlantico –delegittima, destabilizza, diffama, rovescia e financo bombarda tutti i governi e i popoli non allineati cadavericamente con il Washington consensus e con il nuovo ordine mondiale ultraclassista. 


Merce  da "carnevalate" primi anni Cinquanta, celebrate nella Bassa,  da cortei in  maschera, ordinati dal Pci di Togliatti contro gli americani, colpevoli di avvelenare, come si faceva credere ai braccianti, il fieno italiano.   Pardon per l'inciso.   
Fusaro, dicevamo,  nello  stesso articolo  parla di   “logotomizzazione delle masse defraudate del logos come capacità del libero intendere raziocinante”.  Logos,  che invece - per contrasto - abbonderebbe in   Maduro e accoliti.  Quando si dice il caso...  
Tradotto: gli americani come ladri di Logos.   Maduro come ultimo difensore  di Platone e Aristotele. Proprio come Mussolini, Hitler e Stalin  lo furono  di Hegel...   
Va detto che il giochino   non è nuovo: a parte Platone e Aristotele,  Heidegger  (nemico giurato dell'idea di tecnica )  e  Cacciari (nemico  giurato di ogni idea originale) sono arrivati prima di Fusaro.  
Forse è nuovo il termine:  "logotomizzazione".  Ora,  però  Fusaro lo deve  spiegare a Maduro.  E pure a Trump. 

Carlo Gambescia