mercoledì 30 agosto 2017

 Quante inutili polemiche sulla Presidente della Camera 
Laura Boldrini?  Agente delle tasse...



Che male c’è nello sposare la causa dell’elevamento materiale e morale degli esseri umani?  Anzi, come ritengono le scuole ecologiste,  di tutti gli esseri viventi, inclusi gli insetti?  In teoria, nulla. In pratica, tutto.  Dal momento che la vita reale  impone la scelta dei mezzi, mezzi che rinviano alle risorse, e le risorse ai costi politici, sociali, economici, tipici dei meccanismi redistributivi, soprattutto se  pubblici.  
Insomma, l’umanitarismo, come teoria,  rimanda all’ etica dei princìpi, la sua pratica all’etica della responsabilità. E chi se ne fa nobilmente  depositario, come Laura Boldrini, Presidente della Camera,  dovrebbe tener conto  del difficile equilibrio, che inevitabilmente si crea,  tra la volontà (universale) di salvare l’umanità e la ridotta disponibilità (italiana) di mezzi. 
Qui,  crediamo sia, il “problema Bodrini”.  E di tanti altri umanitaristi di casa nostra.  Quel  ragionare in grande, senza  avere i mezzi sufficienti.  Naturalmente, il welfarismo ( che recepisce  il diritto a  una assistenza sociale per tutti dalla culla alla tomba), altra ideologia perniciosa, consente all'umanitarismo,  in quanto proseguimento del socialismo con altri mezzi,  di usare la leva  fiscale per incrementare le risorse  a disposizione del sistema redistributivo pubblico. Ciò però significa che dietro il volto angelico del  Salvatore dell'Umanità di turno,   si nasconde quello arcigno della Guardia di Finanza, pronta a  bussare alla porta.  
Sicché, il “problema Boldrini” non  è tanto  ciò che dice o ciò che fa.  Di qui, tra parentesi,  l'inutilità (oltre alla tristemente nota volgarità) degli insulti  lanciati dalla destra: inutili perché non colgono il bersaglio.  Il vero problema, dicevamo,  è che l’umanitarismo, inevitabilmente,  fa crescere la pressione tributaria.  Perché?  Semplice.  Dal momento che  nessun pasto è gratis, qualcuno dovrà pagare.  L’umanitarismo è roba  da ricchi. Va benissimo, quando è privato. Ben vengano carità e beneficenza. Ma private, ripetiamo. Diventa invece pericoloso, per le tasche dei contribuenti, quando da privato si fa pubblico, perché, inevitabilmente,  impone un crescente prelievo fiscale, sottraendo risorse preziose  all’economia privata e  agli investimenti produttivi. 
D'altra parte,  l'indeterminazione concettuale  è  tipica del  diritto sociale:  al tempo della crisi del '29,  tra i diritti si includeva  un pasto caldo, oggi condizionatori e cellulari di ultima generazione. Quindi,  una volta che ci si è messi su questa strada,  rimane difficile fermarsi:  più l’umanitarismo pigia sul pedale dell’assistenzialismo, più crescono le aspettative, più si sposta in  avanti l’asticella del traguardo sociale. L'ironica metafora galbraithiana sul "consumatore capitalista", rappresentato come un criceto sulla ruota, andrebbe estesa al  "consumatore" di diritti sociali.  Con una  importante precisazione: il primo "consuma" i soldi propri, il secondo quelli degli altri...    
Ecco quel  che  andrebbe rimproverato alla Presidente Boldrini: di  essere agente delle tasse.  Tutto il resto è noia,  per dirla con il grande  Franco Califano.

Carlo Gambescia