mercoledì 5 luglio 2017

"Senza immigrati, l'Inps crollerebbe"
Boeri, il traditore della legge della domanda e dell’offerta (di lavoro)…


Ieri sulla mia Pagina Fb, l’amico Roberto Buffagni, chiedeva  il deferimento,   a Camere riunite,     “di  Silvio Berlusconi al Tribunale dei Ministri [ e di]  Giorgio Napolitano alla Corte Costituzionale,  per i gravi reati da loro commessi in occasione del rovesciamento del governo libico, nel 2011”
Roberto, da me subito richiamato all’ordine,  spesso  tende a esagerare. Nell’articolo,  da lui commentato,  chiedevo espressamente l’ intervento della marina militare italiana, per respingere verso le coste libiche i  famigerati “barconi” (1)  .  Pertanto, anch’io non scherzavo.   Certo, rischiando.  Soprattutto  in un’Italia di  buffoni e illusionisti politici.  Dove chi dice le cose come stanno, diventa subito un nemico del popolo.
Insomma,  mi scuso pubblicamente con Roberto. E mi permetto di aggiungere che,   questa mattina, dopo aver letto le dichiarazioni di  Tito Boeri, professore di economia e  uomo di sinistra (sinistra liberal al caviale),  ho pensato che una misura del genere  andrebbe  estesa -  quando e se sarà l'ora  -   al Presidente dell’Inps.
Perché, quando si dice il caso,   nel momento in cui  servirebbe la massima unità per affrontare con decisione la caotica situazione nel Mediterraneo,  Boeri fornisce un assist ai sostenitori dell’apertura totale, incontrollata  delle frontiere. Usando artatamente i "ferri" dell'economia, i ferri del mestiere diciamo,  cosa che mai dovrebbe fare un uomo di scienza.
Il succo del discorso di Boeri, che poggia sulle simulazioni economiche  pubblicate nel Rapporto Annuale dell’Inps,  è che senza immigrati, l’Italia non potrebbe sostenere in futuro sistema pensionistico. 
Ora, sulle simulazioni, e l’uso improprio (politico) della statistica economica,  scienza, già, di per sé,  priva di qualsiasi  fondamento  predittivo, rinviamo alle stupende (e definitive) pagine racchiuse nell' Azione umana, di  Ludwig von Mises (2) .  La riprova, che si tratti di dati  (quelli dell'Inps), manipolati politicamente, è nella pubblicazione,  sempre oggi,  di analisi,  dove si sostiene l’esatto contrario (3). Probabilmente, anch' essi  frutto di  manipolazioni, o comunque di letture altrettanto "mirate".  Mises,  grande e serio economista, se tornasse in vita,   non li accetterebbe.  Entrambi. L'economia, egli insegnava, è logica, calcolo, e mai solo numeri, sempre a rischio di essere contraffatti in base allo scopo politico.
Di riflesso,  la questione argomentativa interessante è che ciò che  risulta  né vero (Boeri), né falso (avversari), sconfina nell' indeterminato.  Perciò  si discute, di questioni pseudo-economiche.
Ma il punto è un altro,  Boeri,  non chiarisce una questione fondamentale. Nella sua ansia  di ostentare buoni sentimenti, a un tempo uguale e contraria a quella "cattivista" dei razzisti,  dimentica una differenza fondamentale, o comunque vi  glissa sopra. Quale?  Che l’ “immigrazione” per mezzo  dei barconi  non è un risposta economica alle leggi della domanda e dell’offerta, ma -  nella migliore delle ipotesi -    soltanto una reazione di fuga da un pericolo, che con il  mercato del lavoro italiano  non ha alcun legame. Tradotto:  con la legge della domanda e dell'offerta ( di lavoro).  
Certo, non ci si può chiudere dentro e buttare la chiave, come sostengono i razzisti, ma neppure, aprire a tutti, invocando furbescamente ragioni economiche che in realtà nulla hanno a che fare con l’economia di mercato. Si vuole applicare il vangelo, nei suoi vari brand  (religiosi o laici), alla politica?  Allora, lo si dica chiaramente senza nascondersi  dietro inesistenti ragioni economiche.
Un ultimo punto. Boeri, ed è forse l’aspetto più ripugnante del suo discorso,  ricatta  e neppure tanto velatamente gli italiani:  “Carissimi, volete ancora  le pensioni, allora dovete aprire le frontiere a tutti”.  Come se il sistema pensionistico italiano fosse rimasto fermo al  metodo retributivo (in realtà distributivo, del "calderone" unico gestito dal sindacalismo di stato che redistribuisce a tutti...). Per non parlare della possibilità  - un tempo neppure evocabile -  di una privatizzazione del welfare e dell' auspicabile valorizzazione dei fondi privati di investimento pensionistico.  Perciò,  ci dispiace per Boeri,  ma,  come dire, l'idea del  crollo (certo, ragionato) di un baraccone pubblico come l'Inps,  non sarebbe neppure malvagia. Soprattutto in vista dello sviluppo di un sistema  pensionistico privato  su base rigidamente contributiva, ancora più dell'attuale. Insomma,  Boeri ragiona da socialdemocratico, come se lo stato dovesse ancora pagare  pensioni a tutti con il metodo retributivo, attingendo dal "calderone" di cui sopra.  Se l’idea prevalente, oggi è, a ognuno ciò che ha versato, quindi di natura contributiva, che c’entrano gli immigrati?   Di qui, eventualmente,  l'importanza di  un' immigrazione economica, legata  alle reali necessità  del mercato del lavoro. Non a quelle  di un sistema pensionistico che serve alla sinistra per restare a galla distribuendo mance retributive ai pensionati iscritti al sindacato. Quindi,  ripetiamo, che c’entrano i barconi con l'economia di mercato? Forse c'entrano con la politica. Della sinistra.
Sì,  Tito Boeri,  andrebbe processato.  Innanzitutto però, come traditore della legge della  domanda e dell' offerta (di lavoro)…