giovedì 20 luglio 2017

Paolo Sorrentino  girerà un film su Berlusconi
Ahahaha - A far l’amore comincia tu…



Come sarà il film che Paolo Sorrentino vuole girare su Berlusconi? .  Intanto, da quel che si legge, si incentrerà sulla fase Bunga  Bunga, del declino politico-giudiziario(*). Sorrentino è un Fellini più furbo ("Canta Napoli! Napoli milionaria!"),  con minore immaginazione,  più cattiveria e un sovrano disprezzo per la natura umana. Il che non guasta,  perché mette riparo dalle fregature della vita.  Ma impedisce quel  "tutto capire, tutto perdonare", che animava la poetica  cinematografica felliniana (la diciamo all’antica):  il primo Fellini però (fino alla “Dolce vita”). Si pensi a pellicole come “ I vitelloni”,   “Il Bidone”,  "La strada".  Quest’ultimo film  incantò gli americani.   Gli stessi che oggi si accontentano di un   Sorrentino qualsiasi.  Anche Hollywood non  è più quella di una volta. Ma questa è un’altra storia.
Insomma,  un regista,  privo di sorprese.   Vende cartoline, magari coloratissime  e ritmate, secondo l’arte pubblicitaria della caciara caco-colorfonica,   ma  tutte uguali.  I suoi film su Andreotti,  su Roma  come la serie televisiva  The Young Pope  sono scontati.  Andreotti, Roma e il Papa, sono come  uno se li aspetta.   Che il potere corrompa, papi e politici,  è cosa che si sa da migliaia di anni.  Che Roma sia in decadenza, dalla morte di Marco Aurelio,  non  è  notizia freschissima. Che certa neo-borghesia, anche di sinistra, sia volgare non è rivelazione da far trascorrere  la notte in bianco.      
Che dire? Questo passa il convento. Il cinema è alessandrino. Oppure punta sui supereroi.  Sorrentino è un annotatore di testi classici,  quando va bene.  I suoi non sono film ma "scolii" dell’Iliade felliniana, secondo i parametri della biblioteca di Alessandria-Napoli, con il controcanto di un mediocre attore miracolato, forse da San Gennaro: Toni Servillo.  
Eppure,  da un regista "geniale"  ci si aspetterebbe  di più.  E invece,   gli altri suoi  film (pochi in tutto) sono incomprensibili.  Parabole di viaggi intorno al cervello di Sorrentino. Per dirla, citando un classico: un Pirandello (mai letto), però spiegato al popolo attraverso  i mezzi  di una  buona tecnica da spot televisivo.  Forse la sua  opera migliore  resta Le conseguenze dell’amore. Dove si  prova a scavare, ma  una tantum  (vivaddio...), nel privato di “privati” personaggi in cerca d'autore.  Per una volta,  il potere  studiato è quello dell’amore.  Che però  non salva, proprio come l’altro potere, quello degli uomini. Anzi, se si  inciucia con la mafia, le conseguenze dell’amore, con una  grandissima Olivia Magnani, sono il classico cappottino di cemento: nulla di nuovo sotto il sole. Salvo, forse,  l'ultimo pensiero per Dino Giuffrè...
Perciò come sarà il Berlusconi di Sorrentino? Barzellettiere, allupato e volgare. Sulla falsariga di   quell'universo romano di nuovi ricchi, sconcio e sudato, che balla dimenandosi  sulle martellanti note di un vecchio successo della Raffaella nazional-popolare: Ahahaha - Ahahaha - A far l’amore comincia tu… Ahahaha - Ahahaha -  A far l’amore comincia tu...  Fiore all'occhiello post-robespierrista de "La grande bellezza".    
Berlusconi, proprio come uno se lo aspetta.  Quindi un film scontato.  O peggio ancora inutile.   Come tutto il cinema (meno uno) di Sorrentino.      

Carlo Gambescia