sabato 27 maggio 2017

Sociologia di un fuorionda
Flavio Insinna potrebbe essersi fatto male…




Un proverbio italiano recita “altezza, mezza bellezza”,  perciò molti “tappetti” non avranno gradito  il  fuorionda di Flavio Insinna.  Dove il conduttore, sproloquiando,  liquida una concorrente come “nana di merda”.  “Striscia”, che ha rivelato la storia,  parla addrittura di “femminicidio”,  con un occhio però ai suoi di ascolti.  I fans si sono subito divisi  tra innocentisti (un momento di stanchezza) e colpevolisti ( innanzitutto, il rispetto delle persone ). E i Social, naturalmente, continuano a   sguazzarci dentro. 
Si dirà, con il terrorismo dentro casa, interrogarsi su quanto sia "carogna"  il Flavio dei pacchi ( perché quel che sembra emergere è un Insinna subdolo,  buono  fuori, cattivo dentro) dovrebbe essere l’ultimo dei nostri problemi. Giustissimo. Però,  il fuorionda, sempre in agguato (che non è un’ intercettazione, coperta dal segreto istruttorio, ma questa è un’altra storia…),  può essere  la giusta nemesi per certa incombente  ipocrisia mediatica:  quel mare di  melassa che rischia di sommergerci tutti H24. 
Non si tratta però solo di questo.  
Ora, che lo spettacolo  sia finzione,  nel senso che il personaggio non è mai  l’uomo,  sembra qualcosa di scontato, eppure chi guarda,  fortunatamente non tutti e non sempre,  tende a identificare, quasi spontaneamente,  le due figure, sospendendo il giudizio di realtà.  Questa sospensione cognitiva, che può essere ricondotta all'antropologia del mito (Pareto-Jung 1 a 0), è tanto più forte quanto più la società si fa pedagogica,  tendendo a fornire modelli, fortemente mediatizzati, di comportamento collettivo chiavi in mano.   
Sotto tale aspetto,  il cosiddetto buonismo (il volere, attenzione, apparire, non essere buoni) è uno di questi modelli (Dio però ci guardi anche da coloro che vogliono essere buoni a tutti i costi…).  Pertanto,  Insinna, come tante altre figure dello spettacolo,  può essere definito un vero e proprio simulacro, per usare il concetto -  una tantum, esatto - coniato da  Baudrillard: la "statua" che dovrebbe rappresentare una  "divinità" però secolare, che quindi, proprio perché secolare, non è divinità. Insomma, il modello (il conduttore Insinna) di un altro modello (il buonismo mediatico): immagine  di un’altra immagine,  Il che spiega lo tsunami, secolarizzante, come dire,  al quadrato,  che si è abbattuto sui fans, dividendoli.  
Concludendo,  gli dei sono caduti due volte.  E Insinna potrebbe essersi fatto male...

Carlo Gambescia