mercoledì 19 aprile 2017

Totò e Boncompagni
Gli  anti-italiani



Mentre l’Italia mediatica, soprattutto televisiva, era in piena celebrazione dei cinquant’anni dalla morte di Totò,  si spegneva anche  Gianni Boncompagni… 
Potrebbe essere  l’incipit di un racconto, ambientato nell’ Italia,  inizio XXI secolo, dove spuntano i soliti italiani imbronciati  che nulla sanno di Totò e Boncompagni.   Oppure, se  ricordano qualcosa, scorgono in Totò  la ridicola marionetta che al massimo  fa ridere nonni rimbambiti. E in Boncompagni -  subito con l'indice puntato -  “quello delle ragazzine con le cosce al vento".    
In qualche misura, Totò e Boncompagni  sono una metafora  dell’ingratitudine e del dolce far niente all’ italiana.  O  meglio, ne sono  la nemesi:   sono due anti-italiani.  E contro quale Italia?   Quella di coloro che girarono le spalle al  mondo liberale e riformista, per gettarsi nelle braccia del fascismo. Quella di coloro che stanchi delle parate, ma non del posto fisso al Ministero delle Corporazioni, presero a calci il corpo di Mussolini. Quella di coloro che accusarono De Gasperi, il genio politico che ricostruì l’Italia libera, di aver fatto bombardare Roma. Quella di coloro  che tirarono le monetine a Craxi, dopo essere passati dalla cassa.  Quella di coloro, da ultimi, che hanno appeso Berlusconi al palo giudiziario. E Renzi a quello del referendum.  E che oggi sbavano per Grillo perché promette il reddito di cittadinanza.    
Un'Italia indolente, piagnona, ignorante, invidiosa dell'altrui  successo. Che vuole essere qualunque cosa, ma sempre con il culo dell'altro (pardon). Ecco l’Italia che riduce  Totò a clown goloso di pastasciutta  e  Boncompagni a pedofilo di complemento.  La famigerata “geeente” delle piazze piagnone,  che nulla sa, e vuole sapere, di storia.  E che soprattutto attende, con le mani in mano, la biblica manna (statale) dal cielo. I cultori del posto sicuro e del "se conosci qualcuno...". Quelli che sognano corporazioni e protezionismo,  ma senza guerre e fascismo. 
Se si studiano le biografie di Totò e Boncompagni, oltre al  grande  talento personale,  si scopre  quell’attitudine  al rischio  che spinse Totò  a passare dalla rivista al cinema e,  in tarda età, quasi  cieco,  a   girare con Pasolini.   E  Boncompagni osare,  insieme al sulfureo Arbore, nell'Italia pedagogica catto-socialista,  la via della radicale innovazione con "Alto Gradimento", programma padre e madre  di tutte le radio libere. Altro che il piagnone Ligabue... 
Pertanto è giusto celebrarli, come due grandi uomini di spettacolo, liberi, talentuosi e  amanti del rischio. E non del reddito di cittadinanza. Due anti-italiani, insomma.

Carlo Gambescia