domenica 15 gennaio 2017

Il libro della settimana: Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini, Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità, Franco Angeli, Milano 2016, pp. 146, Euro 19,00.



Consigliamo vivamente la lettura del sintetico ma denso studio di Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini, specialisti in sociologia delle comunicazioni: il primo coordina il Laboratorio di Computational Social  Science dell’Istituto IMT Alti Studi di Lucca, la seconda è una giornalista “attenta alle dinamiche della comunicazione contemporanea”, come si legge nella quarta di copertina (*).
Per quali ragioni? 
In primo luogo perché è uno studio scientifico, non lascia nulla all’improvvisazione:  i Social e la comunicazione digitale  sono studiati  attentamente con i  metodi  più aggiornati di una  sociolinguistica armata  di appuntiti  algoritimi.  Metodologie  che  confermano, purtroppo,  le conclusioni  di un filone di  pensiero  che va dai Sofisti a Guglielmo di  Ockham,  Francis Bacon, per giungere a Constant (quello del Commento  a Filangieri), Manzoni, Pareto e Boudon.  Quali conclusioni? Che l’uomo non è quel che mangia (o non solo), ma quel che dice.  E che dice, di falso.   Falsità, che talvolta decadono al livello delle vere e proprie panzane e bufale,   nelle quali  però gli uomini  fermamente credono,  o meglio continuano a credere,   discriminando su tali basi ideologiche (le famigerate “derivazioni” paretiane)  buoni e cattivi, amici e nemici.  Insomma,  su Facebook trionfano narcisismo  e  autoreferenzialità.  Non solo individuale, ma soprattutto di gruppo: le  eco chambers, le  “camere dell’eco” ( le famigerate Pagine Fb),  non si “cacano”  (se ci perdona l’espressione: chi va con lo zoppo, Fb, impara a zoppicare...) le une con le altre.  E quando  si tenta il confronto "verbale"  tra una Chamber  e l’altra,  finisce sempre per avere  la meglio il dialogo tra sordi.  Che però  come in  ogni  comunicazione  tra coloro che hanno poco  udito,  si svolge a voce altissima.  Altro che il  vellutato e autoironico  scambio di opinioni colte e comunque informate di Palazzo Filomarino, dove pure il rituale e latomico "munaciello" si comportava in modo rispettoso.  Povero don Benedetto (Croce: per gli iscritti a Facebook). E povera pure quella "civiltà della conversazione", dei salotti parigini tra Sei e Settecento,  immortalata nel bellissimo  libro di Benedetta Craveri.  Inciso autobiografico: su questo blog nel lontano 2005, per difendersi dall' attacco di un troll, poi finito ( e ben gli sta, nel bestiario vivente a  Cinque Stelle),  chi scrive,  che allora ingenuamente credeva nella possibilità di un salotto on line,  replicò, citando lo studio della Craveri...  Patetico.        
Ciò  significa  - secondo motivo  per leggere questo saggio -   che i Social, per ragioni tecnologiche ed economiche (istantaneità comunicativa e profitti, legati alla quantità di clic, a prescindere),   moltiplicano e rinforzano tale  meccanismo dell'aggressione verbale via  guerra dei mondi, pardon, delle bufale. Il Web, in quanto puro veicolo e strumento,  ricorda una  pistola carica ultramoderna  messa nelle mani di un uomo poco più evoluto di quello di Neanderthal.  Parliamo, ovviamente, del cosiddetto uomo medio. Anche uomo-massa,  per dirla con Ortega: termine, sociologicamente vecchiotto,  ma  sempre  efficace.
Di qui,  la spirale  di conflitti tra orde digitali, superficialmente acculturate (fermo restando, che non sempre la conoscenza si trasforma in virtù) che si ritengono alternative e in guerra  con i potenti di turno.  E  che si radicalizzano (tra di loro)  ballando, saltando e urlando  sotto la luna al suono del tamburi  delle  post-verità.  Non  è esattamente l'universo sociale e socievole che si illuminava  intorno a Madame du Deffand...  Non per nulla il bel libro di Quattrociocchi e Vicini parla,  all’’anglo-sassone,  di misinformation  (e non di  disinformation),  cioè  di  informazioni che sono false, ma in cui, coloro che le diffondono,  credono. E fermamente. Altro che autoironia...
Pertanto siamo dinanzi a una logica di natura religiosa fideistica, se si preferisce fondamentalista, che rinvia al tipo sociologico della setta di cui il Movimento Cinque Stelle, nonostante la natura movimentista,  come lasciano intuire gli autori, è il frutto politico  più maturo e avvelenato.  
Come uscirne?  Quattrociocchi e Vicini, dubitano -   anche perché provano esemplarmente a colpi  di istogrammi la cosa -   di poter contrastare con il solo debunking,  le orde (per ora) armate di Pc: tribù digitali  che credono  nelle scie chimiche, nei  rettiliani e nella decrescita felice.  Quindi? Si   auspica, anche nobilmente, per carità, il ritorno alla capacità di ascolto dell’altro. Processo che, a nostro avviso, rinvia  però alla riforma interiore - quindi, come dire,  a una pre-capacità -   difficile da perseguire  mentre fuori infuria la  guerra orgiastica delle parole a velocità comunicativa impensabile.   Quattrociocchi e Vicini, probabilmente  credono, come chi scrive,  nella civiltà liberale della conversazione. Che può valere però, tra pochi ma buoni. Ma dove sono oggi?  In tempi in cui politici e intellettuali  giocano a spararle grosse sul Web, adeguandosi al tribalismo imperante dell’insulto  e delle balle spaziali.  Per contro,  soluzioni autoritarie (divieti, controlli, eccetera), come alcuni propongono,  in un mondo “ipercollegato”,  sarebbero puramente  ridicole,   oltre che inutili. Bastano  le norme esistenti.      
Che fare, allora?  Raccomandarsi a Dio.  Se si è  credenti. Prepararsi al peggio,  in tutti gli altri casi. E comunque sia -  invito rivolto ai pochi ma buoni di cui sopra -   leggersi   assolutamente l’ottimo libro di Walter  Quattrociocchi e Antonella Vicini.  Non guarisce, ma aiuta.

Carlo Gambescia

(*) Sulle attività di ricerca  del professor  Quattrociocchi  si legga anche questa ghiotta intervista: http://www.loschermo.it/bufale-credenze-e-disinformazione-il-guru-mondiale-della-post-verita-vive-e-lavora-a-lucca/ 




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