mercoledì 28 dicembre 2016

 La Siria,  l’Isis  e il commento di un lettore    
Le ragioni della guerra e della pace



Un lettore mi scrive:

Gentile Carlo, la seguo sempre con molto piacere, posso chiederle di essere più dettagliato in proposito? Come Europa dovremmo  occupare la Siria per sradicare l'ISIS? Quali sono gli altri nemici e quali mezzi dovrebbe usare l'Europa? Invasioni preventive? E sul piano interno? Grazie 
Jacopo Panunzio (*)


Domanda interessante,  per varie ragioni. Merita un post.
In primo luogo, si tratta di un quesito da Social. Che cosa intendo dire?  Si presuppone che  l’autore del post sia in grado di rispondere a tutto. Cioè che non si abbia dinanzi un modesto sociologo, ma un tuttologo.   Qualcuno penserà: troppo facile, metterla così, lanci il sasso per poi nascondere la mano:  se, le cose stanno così (non sei un tuttologo),  delimita il campo degli  argomenti da trattare, in questo modo eviterai domande  “tuttologiche”.  Cosa che, in verità,  già faccio, privilegiando, come i miei lettori sanno,  il lato sociologico delle questioni.   Però poiché siamo sui Social  - un poco come capita al  professore  finito  in mezzo  ai quattro amici del bar sport - si esigono risposte, a prescindere, dal “maestro di color  che sanno”... Ergo. 
In secondo luogo - ed entro nel merito del quesito -  non è facile rispondere alla domanda, oltre che soggettivamente (la mia preparazione specifica), oggettivamente ( perché i temi della guerra e della pace, di regola,  infiammano i cuori).  Vengo però subito al punto. 
Comprendo  lo  scetticismo (così mi pare) del signor  Panunzio: l’Europa è politicamente disunita; le forze militari inadeguate (anche se l'Isis, per ora, sul piano della guerra guerreggiata, in campo aperto,  più debole di noi); la popolazione europea debellicizzata;  il Medio Oriente, dulcis in fundo,  un ginepraio politico- religioso.  Per non parlare del cinismo (ma nelle relazioni inter-statali è la regola) dei possibili alleati esterni ( Stati Uniti,Russia e indotto turco): come convincerli a una grande alleanza  con un'Europa decadente?   In effetti,  in questo quadro (disastroso) puntare sulla guerra preventiva, l'occupazione, eccetera,  ammesso che si riesca a  “mettere insieme una squadra”,  sarebbe rischioso. Anche perché le guerre (se mal condotte) possono innescare rivoluzioni interne. Una guerra perduta potrebbe uccidere la liberal-democrazia europea. Se vinta, però, rafforzarla (certo, con controindicazioni circa il nuovo ruolo dei militari vittoriosi). 
In alternativa, si potrebbe continuare a sperare che la Russia, stabilizzi da sola la situazione, che, magari,  gli Stati Uniti, a loro volta, facciano un passo indietro (accordandosi con Putin, ma a quel punto il “bottino” di guerra sarebbe cosa loro), che Sciiti e Sunniti riescano a regolare in solitudine  i propri conti  e  che, di conseguenza,  diminuiscano  i flussi di profughi verso l’Europa. In questo quadro, noi dovremmo solo preoccuparci di gestire la sicurezza interna dell’Europa e il flusso (calante, ci si augura) dei profughi. E questa,  in teoria,  sarebbe la scelta meno rischiosa, quantomeno sul piano del controllo sociale interno.  Sorvolando sulla triste sorte delle  vittime di sporadici ( come si spera) attentati terroristici. Sicché, probabilmente il regime liberal-democratico, anche se blindato sul piano delle libertà (ma pure una guerra esterna imporrebbe vincoli),  sarebbe in parte sfigurato, ma complessivamente  meno a rischio. Tuttavia,  fino a quando?  Soprattutto se la pressione terroristica, dovesse aumentare fino a farsi insostenibile?
Tertium non datur

Carlo Gambescia  

(*)   Il commento del   signor Panunzio è in coda a questo post: 
http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/2016/12/lattentato-jihadista-di-berlino-il.html
     

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