giovedì 15 dicembre 2016

La democrazia dei Forconi
In nome del popolo sovrano



La democrazia liberale  poggia  su  un  equilibrio  di pesi e contrappesi.   E basta poco per mandarla all’aria.  Si dirà, banalità da  vecchi professori con barbetta e in marsina...  Eppure,  in Italia siamo prossimi alla soglia di non ritorno. Si pensi all’episodio di ieri dei cosiddetti Forconi, che hanno aggredito un ex deputato in nome del "popolo sovrano". Potrebbe essere il primo di una  serie.  Del resto che cosa aspettarsi  dopo  venti anni di campagne  politiche,  giudiziarie e mediatiche, di stampo populista,  contro un’intera classe politica presentata sistematicamente come una casta indù?
Il sistema liberal-democratico (non semplicemente democratico, attenzione) si regge sulla legittimazione reciproca ( gli avversari non possono essere considerati  nemici da distruggere), sulla divisione dei poteri (la magistratura non è un’arma politica da usare contro il nemico di turno), sul senso di responsabilità dei mezzi di comunicazione sociale (la caccia alle streghe, di qualsiasi tipo, va sempre evitata).
Ora, non è che esista  (o sia mai esistito)  un livello perfetto di democrazia liberale, esistono  "gradi" di avvicinamento, con alti e bassi, "gradi"  che tuttavia, rispetto ad altre forme di regime politico, sono riusciti a garantire un certo  livello di libertà.  Tra l’altro, la democrazia liberale è il presupposto delle libertà di mercato e di tutte le altre forme di libertà, perché presuppone un individuo libero, capace di decidere del proprio bene,  quindi libero da ogni forma di  tirannia, a cominciare  da quella della maggioranza. Dal momento che un voto democratico ( per l'appunto a maggioranza) può condurre a soluzioni antidemocratiche.  Perché  fondate sul pericoloso principio  che una maggioranza, solo perché tale, sia in grado di  conoscere (e stabilire) ciò che è bene per il singolo, meglio del singolo stesso.  
E qui veniamo al nodo fondamentale della questione,  perché come ogni buon liberale sa, una decisione della maggioranza che può essere legale, sotto il profilo della procedura tecnica,  e perfino legittima sotto quella  del principio della sovranità popolare, può essere altrettanto  nociva sotto l’aspetto della conservazione delle libertà individuali.  Insomma, ciò che è legale (dal punto di vista tecnico) e legittimo (in linea di principio), perché sancito da una maggioranza non è detto che sia anche giusto per il singolo.  Di qui, la necessità liberale (non democratica) di garantire il dissenso politico. Semplificando: una maggioranza democratica, può sopprimere legalmente e legittimamente  l’esercizio delle libertà individuali e la libertà di dissentire.  Quindi, proprio per evitare questo, ogni vera democrazia non può non essere liberale.
Ora, dopo venti anni di  campagne mediatiche e giudiziarie all'insegna del populismo  che cosa è rimasto in Italia della democrazia liberale?  Nulla, o quasi.  Siamo giunti al punto che si dà la caccia ai politici per strada.  Si dirà, che abbiamo toccato il fondo per colpa dei corrotti e che la “casta se l’è andata a cercare”.   E sia.  Ma la  questione non cambia: della colpevolezza decide, secondo le leggi, il giudice,  non decidono i facinorosi. Chiamasi stato di diritto (altra invenzione, perfezionata dei liberali "continentali").  Purtroppo  il debunking populista, se ci si passa l’espressione, è andato ormai così oltre, che il puro e semplice principio di maggioranza, viene ritenuto socialmente giusto. Di conseguenza, oggi, in nome della  presunta o meno rappresentanza della legittimità popolare, qualsiasi gruppo di facinorosi può sentirsi autorizzato ad eseguire un arresto.  E magari anche una condanna.  A morte. E in nome del popolo sovrano.
Come uscirne? Servirebbero   senso di responsabilità politica, per ora latitante,  e  determinazione, anch’essa quasi  scomparsa,  nel contrastare la deriva demagogica e antiliberale impadronitasi dell’Italia.  Ma come?  Se tutti i politici giocano al tanto peggio tanto meglio e quei pochi che tentano di risalire la corrente sono trattati da nemici del popolo? 
                                                                                                                                  Carlo Gambescia      
                              

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