martedì 27 dicembre 2016

La Chiesa e il boss mafioso
Il riflesso carnivoro


 Non c’è nulla di peggio della fusione dei due poteri, laico e religioso, contro qualcuno o qualcosa. Si pensi al divieto “coevo”, posto dal Prefetto e dall’Arcivescovo di Bari alla celebrazione di  “una  messa  in  suffragio di un boss ucciso in Canada” (*) 
Inutile qui  discutere delle ragioni formali invocate dalle autorità civili e religiose, dal momento che il punto è un altro. Quale? Che in una società libera, almeno in linea di principio,  lo Stato dovrebbe occuparsi di altro.  Invece,   la Chiesa sì. 
Il boss, in vita,  non si è comportato bene? Ha peccato?  Non è degno, neppure di una Messa di suffragio? Ok, ma sia la Chiesa a decidere.  E per prima.  Ovviamente, senza nascondersi, dietro motivazioni procedurali. Dica chiaro e netto, che si tratta di un peccatore, eccetera, eccetera. Anche perché la presa di posizione può servire come esempio per altre pecorelle smarrite.  Ma che addirittura, sia lo Stato a pronunciarsi per primo e la Chiesa seguire a rimorchio il  Prefetto,  è veramente  incoerente.
Si dirà, la mafia  va combattuta con ogni mezzo. Che male c’è, se Stato e Chiesa si coalizzano per una buona causa? Giusto.   E se però  un giorno, si coalizzassero, invocando lo stesso criterio, contro  le messe in suffragio di un  difensore dei  diritti civili dei  gay? Oppure di un avversario del matrimonio tra persone dello stesso sesso?  Sarebbe la peggiore forma di dittatura.
Proprio ieri, parlavamo dello stato di eccezione, quindi della necessità, nelle emergenze di sorvolare sui princìpi, per contrastare il nemico alle porte. Si tratta di aderire a  una logica, politica e sociologica (della sopravvivenza, per semplificare), che  ha una sua fondatezza nei fatti  nudi e crudi. Che però, sul piano dell’opzione,  riguarda i poteri pubblici, non quelli religiosi. Nel senso  che la Chiesa, a differenza dello Stato,  proprio perché non essendo di questo mondo ma  dovendo parlare al mondo (per riprendere un detto famoso), dovrebbe essere accanto a tutti, misericordiosamente, come del resto ci ripete Papa Francesco quasi ogni giorno. Ergo,  anche a un  boss mafioso. Defunto. Quindi non più di questo mondo.
E invece no.  Per quale ragione? Perché  la Chiesa cede al riflesso carnivoro di questo mondo, accodandosi, per sopravvivenza,  alle decisioni delle istituzioni pubbliche.  Il che prova  due cose: uno, che la sociologia e la metapolitica  sono scienze esatte (o quasi...),  almeno in questo mondo, e, due,  che  la Chiesa, nonostante i grandi proclami, è di questo mondo.  Proprio non ce la fa, insomma, ad elevarsi.
Ciò  prova  anche una terza cosa: che la Chiesa  non è neppure liberale. Ma forse questo,  già si sapeva…

Carlo Gambescia 

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