giovedì 29 dicembre 2016

A proposito delle polemiche ( e non solo, purtroppo) su “Stato civile”
Quando la televisione non aiuta...

Le società  sono meccanismi delicati.  Dal punto di vista delle classi dirigenti, occorrono prudenza e senso della misura. Senza, ovviamente,  trascurare l'importanza di un  diffuso rispetto  verso l' altro (cosa in verità più difficile da ottenere, considerata la natura pericolosa dell'uomo). Valori che servono come correttivi per evitare che lo specifico sociologico, cioè quell’elemento  processuale e collettivo che assumendo forza propria  tende ad andare  oltre le scelte iniziali degli attori individuali (se si vuole, motivate dall’etica delle intenzioni), trasformando le opposizioni ideali in contrasti verbali e i contrasti in feroci conflitti reali.  Chiamasi, anche, eterogenesi dei fini sociali(da individuali a collettivi). 
Si tratta di un meccanismo a spirale, che può divenire incontrollabile, a prescindere, dai meccanismi legislativi, posti in essere per evitare opposizioni, contrasti e conflitti.  Dal momento che sul piano collettivo ( della generalità delle opinioni e  della logica a spirale, di un individuale che si fa collettivo attraverso l' emulazione al ribasso fondata sulla semplificazione emotiva),  il legale, ciò che è sancito dalla legge,  non sempre coincide con il giusto: non il giusto in senso assoluto, ma con il giusto, secondo alcuni gruppi sociali.  Che, in quanto tali,  si esprimono, come possono,  più in base alle emozioni e ai riflessi carnivori collettivi che a ragionate cognizioni individuali:  la conoscenza, piaccia o meno, sociologicamente parlando, si trasforma in virtù solo per pochi. Di qui, l’inevitabile riprodursi di  opposizioni, contrasti, conflitti collettivi, dagli esiti imprevedibili e assai  pericolosi per l’ intera organizzazione sociale.  
Si pensi alle polemiche sui Social, sconfinate nell’aggressione verbale (per ora), a una coppia di ragazze sarde, seguite alla programmazione di “Stato civile”, trasmissione rivolta a celebrare, all’insegna dell’identità tra legale e giusto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Parlavamo di prudenza,  senso della misura, rispetto dell’altro. Doti, di cui, come detto, dovrebbero disporre le classi dirigenti e colte: al centro, almeno in teoria, di ogni equilibrio sociale e organizzativo. E invece...  Ci spieghiamo meglio.  
Dal punto di vista di una società dei diritti civili  va benissimo, l’istituzione dei registri e quant’altro (per quel che ci riguarda siamo  favorevoli anche alle adozioni), ciò che non va bene  è lo sbattere in faccia a chi la pensi diversamente, come giusta in assoluto, l’identità tra  legalità e giusto relativo (a un certo gruppo che  condivide quei valori relativi), frutto avvelenato di una specie di riflesso carnivoro sociale, che evidentemente non si riesce a controllare neppure in alto: quel voler stravincere, fino al punto di umiliare e distruggere l’avversario, presentato come nemico assoluto. 
Si dirà,  “Stato civile” ha una funzione educativa.  No,  egemonica, nel senso  che si propaganda, a colpi di riflessi carnivori,  insieme al diritto (sacrosanto per alcuni, e anche per chi scrive),  uno stile di vita (meno sacrosanto per altri, ad esempio i cattolici,  ma indifferente per chi scrive). Suscitando inevitabilmente, per reazione, i riflessi carnivori di questi ultimi - i cattolici -   lungo  la scala dell'intelligenza collettiva, che, come noto, degrada in chiave emozionale, man mano che si scende socialmente. E per tutti, ovviamente,  cattolici o meno.  Ora,  che questo processo di degradazione sia favorito  dalla  Tv di stato è vergognoso,  perché si fa coincidere, in chiave assolutistica, legale e giusto: classico comportamento da stato padrone dell'etica del discorso pubblico. Roba totalitaria o giù di lì.  Anche le persecuzioni degli Ebrei nella Germania hitleriana erano ritenute giuste perché legali.  Ovviamente, lo erano  solo  per i giuristi  e  i legislatori nazionalsocialisti…
E che lo stato -   liberale per giunta -   si schieri televisivamente, ancora peggio se scolasticamente, con una delle parti in campo,  rischia di trasformare, secondo un meccanismo a spirale, le opposizioni ideali in  contrasti di idee,  e i  contrasti di idee in guerre civili.  E qui torniamo allo specifico sociologico, la cui pericolosità, come si spera di avere spiegato,  andrebbe tenuta in seria considerazione, evitando di inasprire animi e posizioni dal momento che il livello cognitivo medio, soprattutto sul piano del controllo delle reazioni,  è piuttosto basso: basta  poco per  far scivolare l'individuo - processo  ora  facilitato dai meccanismi  irriflessivi dei Social -  nel "collettivismo" dell' istintuale e del carnivoro.  
Attenzione,  il principio dello specifico sociologico,  vale pure per gli oppositori cattolici:  in una società complessa, su basi relativistiche,  anche l’idea della famiglia, per così dire,  tradizionale, rappresenta una delle opzioni in campo. Servono quindi, da tutte le parti, soprattutto se dirigenti, senso della misura, prudenza e rispetto dell’altro.
Ecco perché  trasmissioni come “Stato civile” non aiutano.                                 

Carlo Gambescia

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