martedì 8 novembre 2016

Presidenziali Usa 2016
Prolegomeni  a una vittoria
di Hillary Clinton o di  Donald  Trump



Sulle presidenziali americane,  oggi  giunte al traguardo del voto,  i  mass media, si può dire mondiali, hanno per mesi e mesi recitato  un mantra: Stati Uniti mai così divisi; Donald Trump  imperfetto e impresentabile; Hillary Clinton,  imperfetta ma presentabile.
L'imperfezione fa parte della condizione umana, figurarsi quella politica. La presentabilità, invece, non rinvia alla moderna scienza delle comunicazioni,  che tutt’al più  amplifica, bensì al principe di Machiavelli che, per conquistare e mantenere il potere,  deve apparire, sembrare,  curare la  sua presentabilità per l’appunto, secondo il canone che si impone  al principe  virtuoso ( non in senso etico, ma politico).  Di qui, l’appello all’unità e al bene comune. Insomma, il  buon principe deve mostrarsi ecumenico e disposto ad ascoltare tutti: quindi attento a unire.  Anche se in realtà, come nota  Machiavelli,  in cuor suo si propone di “spegnere” tutti i nemici e chiunque intralci il suo cammino, con qualsiasi mezzo: quindi sempre pronto a dividere.   
Il principe deve essere un abile dissimulatore, cosa che Trump non è.  E chi non dissimula, divide, perciò deve essere pronto alla guerra (civile, in senso lato), spesso evocata a parole. Pertanto, per dirla con il Segretario fiorentino,  se un principato, viene preso con la forza, dividendo,   non può però essere mantenuto solo con la forza: di conseguenza il nuovo principe, deve togliersi la corazza,  per trasformarsi in abile dissimulatore e riunire il popolo, con la forza - questa volta -  della retorica e non con la minaccia di usare le maniere forti contro gli avversari.  A meno che, i tempi non impongano, l’uso della spada.  Tuttavia, dal momento che  c’è sempre un tempo per le armi e un tempo per la retorica, se il nuovo principe desidera conservare il potere,  prima o poi dovrà togliersi la corazza. Non si può essere in guerra permanente con tutti. Non si dura.
Ora, Hillary Clinton, sembra abile con la retorica, ma non con la spada, Donald Trump, con la spada ma non con la retorica.  Tuttavia, da sempre, per governare, sono necessarie l’una e l’altra. Inutile dire che retorica e spada, non riguardano la politica estera (o comunque non solo), bensì l'approccio generale alla politica.   Perciò, qual è la morale della storia? Che  comunque vadano le elezioni, al prossimo presidente mancherà sempre qualcosa. Sul piano interno come su quello esterno.
Carlo Gambescia               

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