sabato 26 novembre 2016

La scomparsa di  Fidel Castro
Morte di un tiranno



Prepararsi. Gli orfani della rivoluzione in servizio permanente effettivo già si stanno  scatenando: “Ma che bontà, ma che bontà, questo Fidel Castro qua”.  Due i cavalli di battaglia:  l’antiamericanismo castrista in stile ruggito del topo  e la costruzione di una specie di stato sociale straccione che ti cura, ti fa studiare, però poi ti impone la tessera del partito unico per lavorare, quando lo si  trova il lavoro…
Sono tematiche ancora diffuse in Italia, tra post-fascisti, post-comunisti, post-democristiani e persino  tra  qualche  azionista liberale, rimasto al  Gobetti che flirtava con Gramsci. Pertanto sarà tutto un  brindare  al grande rivoluzionario.   Parliamo della stessa  gente  che rimpiange Mussolini, perché “ha costruito lo stato sociale”, o Togliatti  e Berlinguer, “perché erano onesti”, dimenticando: 1)  i denari sovietici; 2) che  è molto facile non sporcarsi le mani quando si è all’opposizione.   
Diciamola tutta, Castro  era un tiranno ( nel senso di colui che viola o si mette al di sopra delle leggi), carismatico, senza dubbio, ma un tiranno. E comunista, con una variante, legata alla sua formazione avvocatesca (un poco come Lenin): Castro riteneva gli uomini, le leggi, le  istituzioni plasmabili a piacimento. E violabili (non però dai suoi nemici).  Perciò  piuttosto che un  comunista  in senso stretto, Castro era un costruttivista  con il complesso della tabula rasa. Tradotto: un ingegnere sociale che fucilava,  sia con le parole, come Lenin, sia con i proiettili veri, come Stalin.  Insomma,  un altro ingegnere delle anime, dotato di carisma, proprio come Lenin e  Stalin.  Di qui la “meravigliosa” leggenda che tanto piaceva e piace a quegli irriducibili pellegrini della rivoluzione ancora oggi annidati nel giornalismo e nella politica.   
Inutili sono i paragoni, con chi è venuto prima o dopo.  Il si stava meglio quando si stava peggio, lasciamolo ai nostalgici di ogni colore. Piuttosto si guardi a come è ridotta Cuba oggi, dopo il "sacro"esperimento comunista.  Certo, conosciamo il mantra:  è colpa degli americani, del blocco, eccetera. E dove non  c'è ( o non c'è stata)  dittatura comunista? È sempre colpa degli americani, of course.
Insomma, i conti non tornano. Diciamo la verità, se Cuba fosse divenuta il  51° stato degli Usa, ora i cubani se la passerebbero molto meglio. Altro che Castro.  
Oggi è morto un tiranno. Punto. In alto i calici.

Carlo Gambescia             

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