giovedì 4 agosto 2016

Ancora una volta in onda  la fiction di Marco Tullio Giordana
“ La meglio gioventù”? Dipende…




Siamo in piena estate  e -  ti pareva -  la Rai ritrasmette  per la milionesima volta “La meglio gioventù”. Inutile tornare sulla trama. La conoscono tutti.  I contenuti ideologici meno. Parliamone allora. 
Film  in salsa post-comunista, da manuale.  Perché post?   Certi registi e sceneggiatori,   anche se non hanno più in tasca la tessera del Pci, continuano a vedere il mondo - e lo fanno vedere, quel che è peggio -  inforcando gli occhiali dell’intellettuale organico.   
Il termine “la meglio gioventù”, come è noto,  rinvia al  Pasolini poeta (che non era male), morto in circostanze oggi leggendarie, e  promosso sul campo a icona della cultura di sinistra.  Intorno all’opera di Marco Tullio Giordana il consenso è stato pressoché universale: premi, critica entusiasta, successo di pubblico, venduto anche in America. Però c’è qualcosa che non va. Il personaggio più  a destra, uno dei fratelli, è un poliziotto che si suicida; l’altro fratello, personaggio positivo - certo, uomo problematico -   è  psichiatra basagliano.  Il che è tutto un programma. In linea con il pensiero  di Zarathustra...  
Il personaggio più liberale, ma in senso bocconiano, è un professore di economia, che studia da ministro, finito  nel mirino delle brigate rosse. Gruppo terroristico verso cui  il  tono generale della fiction è quello, sì di condanna, ma con riserva morale: sbagliano, ma sono sempre compagni. Insomma,  a fin di bene.  
Infine, non possono mancare  la ricerca dell'imprimatur dei professionisti dell'antimafia, della squadra antidroga dei figli della FIGC (non Gioco Calcio, ma Giovani Comunisti), la merda sulla famiglia borghese, sempre fonte di mali e tradimenti, nonché il presepe fiorentino sui giovani volontari del dopo alluvione. Insomma, la meglio gioventù è sempre  quella progressista. E continuano a ripetercelo ogni estate,  dal 2003. 
Un’ ultima notazione. Non secondaria.  Per  tutto il film,  aleggia nell'aria  il fascino del viaggio on the road  verso il Nord europeo, come terra incontaminata, di libertà, eccetera, vecchio lascito del protestantesimo politico italiano. Tuttavia se Giordana e sceneggiatori,  avessero letto la pubblicistica di estrema destra, avrebbero scoperto che quel viaggio negli anni Cinquanta e Sessanta, affascinava molto anche la peggio gioventù: quella neo-fascista. La mistica giovanile  del viaggio  era un fatto intra-generazionale:  al di là della destra e della sinistra. Tra i viaggiatori in camicia nera, ne ricordiamo uno per tutti: Adriano Romualdi, mente brillante, ma fascista, anzi probabilmente nazista, dalla testa ai piedi, che  si spinse  fino a Capo Nord.
Ma quella, come detto,  era la peggio gioventù…

Carlo Gambescia          




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