domenica 31 luglio 2016

L’intervista del Ministro della Difesa  Pinotti al  “Messaggero”
“Guai ai vincitori!”



Avete notato?  Gli stessi che negano  sia in atto una guerra di religione, dal Papa a Mattarella,  svilendone  il senso ideologico,  ne  dilatano  però  i confini geopolitici. A Roma si direbbe, "la buttano in caciara".  E per quale ragione? Da una parte per non tirare la volata a razzisti e fanatici cristiani. Il che è condivisibile. Dall'altra, ed è il motivo principale, per rendere problematico qualsiasi intervento militare. Il che non va bene, perché alla lunga (o alla corta, dal momento che tutto dipende dai tempi dell' escalation terroristica) si rischia di favorire il caos interno e quegli estremisti "bianchi", per così dire,  ai quali non si vuole giustamente spianare la strada.
Il termine più usato, anzi la parola magica,  è  guerra asimmetrica. Tradotto: molti nemici, nessun nemico. Al massimo, schizofrenici, disadattati, mafiosi mediorientali. Basta  un lavoro di Intelligence. Dopo di che un po' di prigione, tanta  terapia e  gruppi di  discussione, tipo gli alcolisti, pardon, i terroristi anonimi.  Oggi, addirittura,  in un’ intervista al Ministro della Difesa,  Marco Ventura, non contraddetto dalla Pinotti, adombra la tesi che in Medio Oriente  non conviene vincere sul terreno, perché poi sorgerebbe il problema dei foreign fighters di ritorno (*)…  Eccoli qui gli italiani con la chitarra in mano.    
Distruggerli  in loco, no? Non sia mai.  E  per quale ragione? Perché servirebbero truppe di terra. Come metterla con il partito delle vedove?   Si perderebbero voti…  Ma non sono professionisti i nostri militari?  Quindi sanno - anche a casa -  a ciò che vanno incontro quando il papà mette la firmetta e si prende la "diarietta"?  Sì, ma tengono famiglia ( mogli, figli, nonni) che votano:  ecco  il  nobile sentire  del politico medio italiano. Ovviamente, il Ministro Pinotti, non si esprime così, la prende alla larga:  magnifica il nostro ruolo di addestratori, la bravura  dei nostri  medici e infermieri militari nel curare le ferite degli altri,  le grandi capacità dell'Intelligence italiana, le future eroiche  battaglie su Internet a colpi di tweet. e foto...  E così via, al suono della chitarra...     
Dicevamo guerra asimmetrica: la grande scusa per non battersi sul terreno.  Ora, quel che poteva valere (fino a un certo punto però) con Al-Quaeda non può valere per Isis. Ed è lì che si deve colpire. Intervenendo in forze e stabilizzando. Ma anche in  Afghanistan e Iraq. A differenza dei pasticci combinati da Obama, che ha ritirato truppe, puntando, quando si dice il caso, sull'Intelligence antiterroristica; pretendendo di combattere sul quel fronte una guerra simmetrica con mezzi asimmetrici... E la Pinotti che fa?  Con la chitarra in mano, accompagna... 
Certo, una guerra simmetrica imporrebbe  un impegno straordinario,  che può durare anni,  perché va messa in conto la stabilizzazione successiva.  Però questo si deve  fare,  se si vuole colpire il nemico  al centro, al cuore, e di conseguenza, come  è scritto in ogni buon manuale di strategia militare,  indebolirlo in periferia, nelle nostre città. 
Invece, si trovano scuse... asimmetriche,  si problematizza la guerra,  perché non si vuole combattere, per ragioni politiche (paura  di perdere consenso) e ideologiche (pacifismo diffuso). Fino a toccare il fondo come nell'intervista  della  Pinotti:  siamo dinanzi al totale rovesciamento dei valori militari e strategici. E da parte del Ministro della Difesa.  Si cerca di  presentare  una vittoria sul terreno in Medio oriente come un fattore di destabilizzazione in Italia, Europa e Occidente.  Roba da pazzi.  Come dire, “Guai ai vincitori!”.
Carlo Gambescia       


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