martedì 26 luglio 2016

Gli Stati Uniti e l’Europa
C’è chi spera  nell’ombrello americano



E se Trump vincesse?  E se, di conseguenza,  gli Stati Uniti  si isolassero? E se, di riflesso,  si giungesse allo scioglimento della Nato?
Tre possibilità: 1) Stallo, in attesa degli eventi, con avvitamento della situazione  politico-militare, interna ed esterna; 2) Nuova Nato “europea”, ma militarmente più debole; 3) Sostituzione dell’alleato americano con quello russo, inferiore però, sul piano militare e probabilmente economico.
La nuova Nato e  il rovesciamento dell’alleanze  richiederebbero comunque tempo sotto il profilo organizzativo. C'è chi dice molti mesi, chi anni. Il tutto con il nemico che incombe. Inoltre la scelta pro-Putin  verrebbe  interpretata dagli  Usa, rispetto alla neutralità, come un atto  di ostilità .  L’Europa si troverebbe così  a fronteggiare  nello stesso tempo  il nemico  jihadista  e l’avversario  americano ("avversario" nel senso di non essere nemico, ma neppure amico).
Naturalmente, non è detto che tutto ciò possa accadere ( o meglio precipitare)   nei prossimi quattro anni (2017-2011): sulla velocità dei tempi storici - le dinamiche di avvitamento delle situazioni -   è difficile fare previsioni. Così come non va considerata scontata  la vittoria di  Trump.  E' cosa nota che dal punto di vista della continuità di alleanza tra Europa-Stati Uniti, sarebbe  preferibile una vittoria di Hillary Clinton,  dalle idee più moderate e  non isolazioniste. Vedremo, insomma. 
C'è però un problema:  un' Europa, al momento politicamente e militarmente paralizzata,  avrebbe  necessità di un alleato forte capace di assumere  la guida di una  coalizione militare Nato (sotto egida Onu o meno ), capace di distruggere, seguendo la logica spietata della deterrenza,  il nemico jihadista dovunque si trovi.  Una guida che sia di sprone all’Europa come fu con i due Bush.  Sotto questo profilo, né Trump (isolazionista), né la Clinton  (internazionalista ma opportunista), né Putin (seduto su una polveriera politica, economica e sociale)  rispondono a tali caratteristiche.
Tuttavia, temiamo che nei circoli politici  europei, particolarmente in  Francia, Italia, Spagna  si confidi troppo sul fatto  che se in futuro la situazione europea (e americana) dovesse precipitare ( caos interno, resistenza esterna nell’area medio-orientale e insorgenza di nuovi importanti focolai jihadisti nell’Islam non arabo), gli Stati Uniti non potranno non intervenire,  a prescindere dal Presidente in carica, perché, come dire,  risucchiati dagli eventi.  Si tratta di una ipotesi "forza del destino" ("manifesto" per gli americani?), fondata a posteriori sui due precedenti interventi Usa nelle guerre mondiali. Una riedizione postmoderna,  ad uso delle flaccide socialdemocrazie europee, del famigerato ombrello (militare) americano. Sul quale però, non sembra contare al Germania che guarda a Est, o che comunque, confida di farcela da sola.  In qualche misura come  la Gran Bretagna del Brexit.
Certo, basare la politica europea dei prossimi anni, sull'ipotesi dello scontato peggioramento militare delle cose e  sul conseguente fascino vintage di  un’identità storica  (jihadismo uguale hitlerismo),  non  rappresenta  il massimo della serietà e della preveggenza politica. Può darsi che gli americani "abbocchino", ma può darsi pure di no. La forza del destino, talvolta  necessità di cavalli (e cavalieri) giusti. Fermo restando che non è  sinonimo di prudenza politica neppure l’idea del "si salvi chi può!", sposata da populisti, neo-fascisti, neo-comunisti,  su cui l’Italia, militarmente inesistente,  non può assolutamente puntare. Una volta soli, ci tramuteremmo, in breve tempo (e non scherziamo), nel primo califfato islamico in terra europea, con un visir  italiano (anche qui non scherziamo), magari dai trascorsi politici "sovranisti",  improvvisamente convertitosi all'Islam.  
Del resto - pensiamo all’Europa -  dove la ragione si ferma, avanza la volontà. Tuttavia, quando  latita anche la volontà? E nessuno più riesce (o ritiene di non riuscire)  a controllare gli eventi?   La parola è brutta e non ci piace, ma non resta che la sottomissione al nemico,  o la speranza, appunto, che ci salvino gli altri.  Che malinconia.   

Carlo Gambescia        

                         

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