mercoledì 11 maggio 2016

Unioni civili,  oggi il voto di  fiducia
È la democrazia, bellezza!



La  vicenda politica e parlamentare delle unioni civili è un  buon esempio di dove può condurre l’intreccio tra calcolo politico,  dinamiche sociali, questioni morali e di coscienza. Spieghiamo perché.
Qual è il punto di fondo? Semplificando al massimo, che alcune forme di famiglie di fatto, non per propria scelta,  chiedono la parificazione giuridica.   Sul piano del diritto  il ragionamento non fa una piega.
Su quello morale,  ovviamente le posizioni possono essere diverse. Dal momento  che  l’idea di   parificazione, inevitabilmente divide le persone in base al rispettivo giudizio sociale, negativo o meno, sul matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Su quello coscienziale, le posizioni si fanno ancora più complicate, perché,  individualmente, ad esempio, si può essere favorevoli alle unioni civili, ma non alla stepchild adoption. Quindi esprimersi  con un sì o un no, diventa un vero e proprio  dramma personale.  
Diciamo che dal punto di vista sociologico,  assistiamo allo scontro:  fra la logica dell’eguaglianza giuridica, portata avanti  in termini di diritto positivo; la logica sociologica della diversità, che rinvia a valori e costumi sociali differenti o comunque in trasformazione, e dunque fonte di conflitto; la logica individuale,  ossia il conflitto interno alle coscienze di coloro che sono meno permeabili ai processi emulativi e alle logiche competitive.
Se lo stato della questione, dal punto di vista sociologico, è quello che abbiamo descritto, ossia magmatico (come del resto ogni processo sociale, che, detto per inciso, è sempre allo stato “liquido”, a prescindere dalle boutade di Bauman), allora  la decisione del Governo Renzi di procedere a colpi di fiducia può essere definita assolutamente sbagliata.
Renzi, infatti,  guarda soltanto al lato politico della questione, ovvero  alla possibilità di presentare, una volta approvata (e non importa come), la legge sull’unioni civili come un successo politico da sfruttare elettoralmente.  Sicché, per ragioni schiettamente politiche, Il Presidente del Consiglio schiaccia, passandovi sopra come un carro armato, il  principio della libertà di coscienza.
Però, che pensare, di cosa accade sull’altro fronte politico?  Di un Marchini candidato a Sindaco di Roma?  Che trincerandosi dietro la normativa attuale,  dichiara di non poter celebrare i “matrimoni gay",  solo per guadagnare qualche voto?  È  la democrazia bellezza!  Tocqueville docet.
A questo proposito, un’ultima osservazione, di tipo strettamente politico, quindi opinabile per chi la pensi diversamente. Purtroppo,  siamo dinanzi  a un altro esempio di profonda diversità, per così dire, tra la logica della democrazia che procede a colpi di maggioranze, e la logica liberale che difende e promuove i diritti dei singoli, ma nel rispetto della libertà di coscienza   Pertanto, Renzi e Marchini, tutto sono, fuorché liberali. Meditate gente, meditate.


Carlo Gambescia                  

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