giovedì 21 aprile 2016

I novant’anni di Elisabetta II,  la monarchia  e  la caduta di Casa Savoia
Quando Pio XII, 
per un giorno, tornò Papa Re




Auguri di cuore  a Sua Maestà la Regina Elisabetta!  Anche se in Gran Bretagna, ma pure  altrove, i re ormai regnano ma non governano.  A grandi linee, in Europa, l’ultimo grande exploit  politico delle teste coronate, neppure molto brillante,  risale agli anni della Prima Guerra Mondiale.  Dopo di che  fu il diluvio:  dittatori,  partiti unici, repubbliche, socialdemocrazie e socialismi più o meno reali.  Eppure si dice che la monarchia, come istituzione, addirittura con aspetti carismatici,  non solo in Gran Bretagna,  continui efficacemente a  unire il popolo,  al di là dei partiti e delle fazioni.
In realtà,  i costituzionalisti di parte monarchica, rappresentano (e difendono) la figura istituzionale del re come  fattore di continuità e di altissima  mediazione. Il che non è sbagliato.  Uno statista italiano di fine Ottocento, molto discusso, Francesco Crispi, riassunse  egregiamente il concetto, quando dopo l’Unità,  da  repubblicano si tramutò in monarchico,   dichiarando, tra lo stupore dei suoi ex sodali, che la Monarchia unisce, la Repubblica divide.
Però -  ecco il punto -  passando  dalla teoria alla pratica,  una monarchia non può non identificarsi  con una famiglia reale. Pertanto  l’istituto monarchico non può prescindere da una tradizione familiare, radicatasi nei secoli, e dunque accettata, onorata, talvolta venerata, dai regnicoli o sudditi.
Se non c’è una famiglia reale capace di  identificarsi con il suo popolo, incarnando nei momenti difficili, se non addirittura tragici,  la monarchia, al di là di una ritualità tutta esteriore, che talvolta può trarre in inganno l'osservatore,   resta un corpo estraneo.  E prima o poi  non può non  cadere. Il che spiega le profonde differenze tra la monarchia britannica degli Hannover (poi Windsor), capace  di garantire tre secoli di unità,  progresso e libertà, e quella italiana dei Savoia,  nonché  le ragioni della caduta di quest’ultima, che  prima  consegnò l’Italia a Mussolini, poi a Hitler e infine,  sperando di salvare il trono,  alla stessa cricca di conservatori ottusi che aveva favorito l’ascesa  del fascismo.      
Per fare solo un esempio,  tragico,  del distacco di allora tra monarchia e popolo, si può ricordare che  all’indomani del primo bombardamento su Roma, nel luglio del 1943, sia Vittorio Emanuele III che Mussolini, si guardarono bene dal recarsi a  confortare gli sfollati.  Invece chi andò a rincuorarli, e subito?  Papa Pio XII.  In quel momento tornato,  per un giorno,  Papa Re…  La monarchia elettiva dei Papi si prese la sua rivincita su quella dinastica dei Savoia, dimostrando maggiore radicamento popolare.   
L’Italia sotto le bombe anglo-americane si spappolò: gli italiani, che fino allora avevano codardamente ubbidito a Mussolini,  cominciarono a maledire il duce e anche il re.  Inutile ricordare invece, la bellissima resistenza del popolo britannico, durante la Battaglia d'Inghilterra,  sotto le bombe tedesche,  eroicamente unito intorno a Giorgio VI e Churchill. Due monarchie, due tradizioni, due storie diverse. E purtroppo, non è uno slogan pubblicitario. 
E la Repubblica?   Trasforma i sudditi in cittadini.  Il che  non è poco.


Carlo Gambescia            

Nessun commento:

Posta un commento