martedì 22 marzo 2016

Guerra all'Isis? 
Quando avremo l'acqua alla gola...




Ho notato che il  Social Network, a poche ore di distanza dal nuovo eccidio di Bruxelles,  si è impantanato nella analisi delle cause, per prendersela con questo o con quello. Su cosa fare di concreto,  silenzio  totale.  
Quindi i social network non ci salveranno, si parlano addosso  punto e basta.  Prevedibile. Chi ci salverà? In un mio precedente post ho scritto della necessità di agire. Ma chi deve agire? I militari. Però i dietro i militari c'è la politica, o meglio  le élite dirigenti.  Ora,  tutti avranno notato, nelle ultime ore, le consuete dichiarazioni, non solo in italia, all'insegna del grande dolore per le vittime eccetera.  Si parla della solita   megariunione europea, dalla quale sortirà poco o nulla, se non qualche altro giro di vite sulla sicurezza come se gli attentati fossero  una questione di criminalità pura e semplice.
Allora che  succederà?  Niente. Si giungerà all'intervento militare  quando il tasso di attentati sarà così alto da mettere in discussione il potere delle élite politiche dirigenti. Quando il pacifismo non pagherà più in termini di conservazione del potere, perché sarà  la stessa gente, stanca di vivere nella paura, a invocare un'azione militare, allora la politica, finalmente,  darà l'ordine.  Solo allora. Il che significa che nel frattempo si preparano altri attentati, altri morti, altre inutili chiacchiere e lacrimucce. Prepararsi, cari amici. Purtroppo.
Per quale ragione  questa  attesa?  Perché la guerra fa paura ai politici democratici:  può provocare rivolgimenti  interni,  favorire la leadership dei militari, e magari per ricaduta  il  potere di qualche homo novus con le stellette.  Alla base, per così dire,  della politica dei tempi lunghi c'è l'idiosincrasia dei politici verso i militari.  Naturalmente, i politici si nascondono dietro i grandi principi per prendere tempo, sperando che le cose si risolvano da sole, pacificamente o per intervento di altri. Il tutto, come dicevamo,  si regge sulla  condiscendenza dei cittadini, fino a quando però - attenzione -  la vita quotidiana non diventa intollerabile. Dopo di che il gioco (del potere) non vale più la candela...  
L'attesa, ovviamente è un errore, perché il nemico si rafforza, anche psicologicamente, interpretando la titubanza come debolezza. E tutto si complica.  Ma non c'è nulla da fare, è così. Quindi, sarà guerra, quando avremo l'acqua alla gola.

Carlo Gambescia          
    

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