martedì 26 gennaio 2016

Una risposta a Roberto Menardo
Unioni civili e spirito liberale



A proposito delle unione civili, un arguto amico di Facebook, Roberto Menardo, mi ha posto la seguente domanda:

Lo Stato come organizzazione non dovrebbe permettere che la scelta individuale sia permessa ad ogni cittadino alle stesse condizioni? Se desidero sposare la donna che amo (o che mi farà vivere da re perché ricchissima, o che mi stirerà i calzini vita natural durante, non importa il motivo) perché posso farlo e se desidero sposare l'uomo che amo (o che ecc ecc) non posso farlo? Lo Stato dovrebbe essere laico, non pensa?


Domanda, come dire, in coda, credo, all' ottimo articolo di Corrado Ocone (*) da me ripreso.  Ocone rivendica giustamente, in nome di un liberalismo capace di rifiutare, non solo a parole,  ogni confessionalismo, laico o religioso, il diritto di non schierasi nel dibattito  sulle unioni civili: confronto, si far per dire,  che ha assunto  l’aspetto di una nuova  guerra di religione.  Una vera e propria battaglia, senza esclusione di colpi,  che vede da un lato  la  sinistra  schierata  a  difesa  dello stato laico  e del  progresso (o del libertinismo autorizzato, per gli avversari)  e dall’altro,  destra, cattolici (non tutti)  e Chiesa  a guardia  di Dio e della famiglia  (o dell’oscurantismo programmatico, per gli avversari).
Pertanto come rispondere all’amico Menardo?  Che la sua domanda racchiude già la risposta: chiunque non sia favorevole  alle unioni civili non può che essere un  "cattolicaccio"  nemico dello stato laico,  che,  per giunta  - orrore! -  non  crede  nella forza dell’amore.   
In realtà, le cose sono ben più complesse. Lo stato laico  è una conquista  dei moderni, come  risposta  allo stato confessionale. Tradotto:  non importa la tua religione, quel che interessa è  la tua fedeltà allo stato di appartenenza.  In conclusione:  tu sarai tanto più libero quando più obbedirai alla leggi dello stato che sono lì per tutelare la tua libertà, innanzitutto,  da qualsiasi intrusione di tipo religioso.
Pertanto il laicismo, nella versione statuale ovviamente, non è che una filosofia della società e della storia, che si oppone  a un’altra filosofia della storia e della società di tipo religioso.  E qui sarebbe interessante approfondire il confine tra  spirito  laico  e laicismo, difficile però da stabilire, come il limite   tra spirito religioso  e confessionalismo.  Non per nulla il laicismo è una forma di confessionalismo:  una  “confessione di fede” nella marcia inesorabile del progresso, consapevolezza che implica la messa in mora  politica di chiunque ne sia privo. Ovviamente, il discorso vale anche per gli avversari: il confessionalismo, di qualsiasi genere,  rinvia inevitabilmente, come ha ben scritto Ocone,  a una logica non argomentativa ma di schieramento:  logica  strutturalista o magica, per dirla con Boudon,  che  non aiuta a comprendere i problemi.  
Di sicuro, le unioni civili, se approvate,  non determineranno alcuna crisi della famiglia, come profetizzano i cattolici.   Perché  la famiglia monogamica,  così come si è sviluppata negli ultimi due secoli,  è  in crisi da un pezzo e  per ben altre ragioni:  in particolare,  per l’inevitabile assenza di simmetria sociologica sul piano temporale - indotta dall'estrema mobilità sociale, economica e culturale della vita moderna -  tra amore romantico (come fattore sentimentale, transeunte, di breve periodo), matrimonio (come fattore legale, produttivo di conseguenze  economiche di medio periodo) e famiglia  (come fattore educativo, fonte di responsabilità di lungo periodo). Pertanto, cari amici gay, se mi si perdona la caduta di stile,  benvenuti nel mondo del precariato formato famiglia...  
Insomma, qualsivoglia rivendicazione  delle unioni civili come coronamento  dell’amore romantico  -  si pensi allo slogan, "lo stesso amore gli  stessi diritti" -  indica la totale incomprensione dei processi sociologici in atto  negli ultimi due secoli.  Infatti,   per un verso  va registrata  l’ascesa dell’ individuo ( processo in parte benefico)  mentre per l’altro,  nell’inevitabile vuoto sociale determinato dal processi di individualizzazione (fenomeno previsto da Tocqueville), si è rafforzato il  potere di regolamentazione dello stato ( non sempre benefico, anzi…). 
Cosa voglio dire? Che  ogni movimento sociale, come insegna la sociologia,  si trasforma in istituzione ( oppure regredisce a setta: virtuisti di qualunque tipo, attenti a voi..).  Ciò significa piaccia o meno,  che  nelle moderne  società rette dalla forma-stato,  la lotta per i diritti, arma retorica pari ormai solo all'atomica, produce la crescita tendenziale della regolamentazione pubblica.  Sicché,  le unione civili -   accoppiamento poco giudizioso non di persone dello stesso sesso, ma di amore romantico e diritto alla reversibilità delle pensione -    non sono che un ulteriore passo verso quell’individualismo assistito  che  rappresenta l’esatto contrario di una società libera e dello stesso spirito liberale.                    

Carlo Gambescia

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