sabato 10 ottobre 2015

L’editoriale su Roma di Ernesto Galli della Loggia
Un esame di coscienza potrebbe non bastare...




 Dell'editoriale (*) di Ernesto Galli della Loggia, che oltre ad essere storico eccellente, vive a Roma,  condividiamo tutto,  meno le conclusioni:


Ma attenzione a non fare del Pd e della politica un capro espiatorio. Proprio la vastità delle disfunzioni, delle inadeguatezze, dei mali di ogni tipo venute alla luce così clamorosamente negli ultimi due anni mostrano, lo ripeto, che a Roma c’è una realtà sociale diffusa che è guasta, che troppi gruppi sociali, troppi organismi, troppi ambienti, sono intimamente corrotti. In troppi sono abituati a non avere alcun senso civico, a non rispettare nessuna regola, a evadere tutto ciò che è possibile evadere, ad abusare di ogni possibilità di abuso. In un tale panorama sconsolante la politica trova un suo limite oggettivo: non si possono raddrizzare le gambe ai cani. Se non si vuole essere faziosi, il caso Marino mostra anche questo. Precisamente perciò potrebbe essere proprio la politica a cercare di riguadagnare l’onore perduto dando essa, una volta tanto, una lezione alla cosiddetta società civile. Facendo, per esempio, una cosa di cui in Italia si sta ormai perdendo quasi la nozione: si chiama esame di coscienza.



E per due ragioni.
La prima, è  che la sinistra, comunista e post-comunista dalla metà degli anni Settanta ha governato Roma -  tranne qualche  breve intermezzo altrettanto disastroso (Carraro, Giubilo Signorello, Alemanno) -   all’insegna del più spietato  clientelismo associativo-sindacale. Di cui, personaggi come  Salvatore Buzzi,  sono le ultime e pericolose propaggini. Il che significa che la sinistra è la prima responsabile dello sfascio morale e amministrativo di Roma. Il vigile sbracato, ricordato da  Galli della Loggia, nasce con le giunte sinistra, sindacalizzate. Negli anni Cinquanta-Sessanta, i vigili  erano  piccoli Lord Inglesi, che  magari parlavano con l’accento ciociaro dei famigli dei feudi elettorali andreottiani: nessuno è perfetto... Quindi, eventualmente,  l’esame di coscienza politico  dovrebbero farlo, innanzitutto, gli eredi del Pci. Ecco una mission importante per Renzi.
La seconda, è che la sinistra, ha favorito  la  “giudizializzazione” della dinamica politica italiana. Cosa vogliamo dire?  Che, oggi,  i  partiti,  tutti, sono  appesi alle estemporanee inchieste di questo o quel giudice. Ovviamente - precisazione - essere appesi,  non significa assenza di "inciuci" politico-giudiziari: la carne è debole, a partire da  quella dei magistrati.  Ad esempio,  Marino è inciampato ( o quasi)  sulla solita inchiesta ad personam…  Inoltre,  la “giudizializzazione”  di fatto,  autoalimenta  i populismi in stile giacobino. Perciò  i dividendi  elettorali dell'inchiesta potrebbero   finire nella tasche dei pentastellati. E così  dopo i  furbetti gli scemi. Dalla padella alla brace.
Qualcuno si chiederà, allora che fare? Governare il meno possibile: un’ amministrazione comunale seria  deve occuparsi solo di due cose: viabilità e sicurezza. E di conseguenza, va ridotto  il numero dei dipendenti comunali. Niente più mediazioni sociali e assistenzialismi vari, da comune socialista, primo Novecento. Vanno eliminate le tentazioni… Le clientele economiche che ora comandano, giustamente criticate da Galli della Loggia, si uccidono elettoralmente con le privatizzazioni.  Quindi l'esame di coscienza dei politici evocato dallo storico, non è sufficiente. Serve una decisa svolta politico-economica: sindaco e amministrazione devono diventare invisibili.  
Dopo spadroneggeranno i padroni del vapore?  Forse, ma, economicamente, ad armi pari rischiando e lottando tra di loro,  sulla base della redditività  e non  dei denari  succhiati ai contribuenti e sperperati da mediocri amministrazioni comunali per guadagnare voti. Del resto sono dialettiche, dure ma concorrenziali,  tipiche di ogni società aperta. Insomma,  Roma  ha bisogno di una (ri-)scossa. Liberale.         

 Carlo Gambescia                             


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