sabato 25 luglio 2015

Giornali e cultura di destra
Da Augusto Del Noce all’elogio del delatore



Giorni fa  leggevamo sul “Tempo” di Roma,   l’elogio compiaciuto del giornalista delatore, che aiuta le forze di polizia a battere il terrorismo islamista.  In fondo, si tratta della versione questurina, al servizio della Ragion di Stato, che fa da contraltare a quella  tramarola e giudiziaria di certo giornalismo di sinistra, naturalmente,  al “servizio della verità” .  Come dire: 1 a 1.  Che tristezza.  Parliamo di  un giornale  sul quale scriveva Augusto Del Noce.
Ma è un po’ tutta la stampa di destra (“Giornale”, “Libero”, “Quotidiano Nazionale”)   che perde colpi, rilanciando -  con la bava alla bocca, of course -  campagne  razziste e antisinistra, senza mai proporre soluzioni, se non parole d’ordine tipo “Prima gli Italiani!”, Abbasso i gay, viva la Famiglia!”, “Governo Ladro!”, eccetera.  Un'eccezione  - parziale -  è rappresentata dal “Foglio” che eleva il tono, talvolta magnificamente, senza però mutare l’area di tiro.  Peccato.
Un quadro desolante. Che facilita l’esclusione,  dell’opinionismo di destra dai grandi dibattiti mediatici, già saldamente nelle mani di navigati orchestratori di centrosinistra e sinistra. Ovviamente, parliamo di opinionismo serio,  non di quello folcloristico, ma non meno pericoloso,  di derivazione leghista e neo-fascista. Perciò, anche se fossero ammessi a corte, i nostri intellettuali di destra, non saprebbero cosa dire.  Del resto la catastrofe culturale del Pdl è lì a testimoniare un vuoto di idee purtroppo storico.
Perché storico?  Per una ragione molto semplice.  In Italia,  la cultura liberale, pur vantando  nobilissime origini,  nel secondo dopoguerra, stretta  tra cattolici, comunisti e fascisti,  non è riuscita a imporsi politicamente, né culturalmente. Di conseguenza, senza alcuna base autenticamente liberale, la cultura della destra si è barcamenata  fra  il tartufismo cattolico e  il nullismo neofascista. O ancora peggio,  ha sposato la causa della destra puramente economica. Il che, di riflesso,  ha spinto molti liberali a sinistra (ma questa è un’altra storia).
Il resto è cronaca…
Carlo Gambescia
      


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