mercoledì 15 aprile 2015

La strage al tribunale di Milano e i funerali di Stato
I giudici sono più uguali degli altri cittadini
  


Non desideriamo affrontare le cause della strage al Tribunale di Milano. Una strage è una strage,  uccidere persone inermi  si tratti  di  giudici o  di barboni,  è  fatto  di gravità assoluta.
Quel che però stupisce è l’idea lampo dei funerali di Stato, con addirittura la presenza di Mattarella.  In fondo non si tratta di vittime del  terrorismo, né di militari  caduti in combattimento, né di altissime personalità pubbliche. Certo, il magistrato ucciso, è indubbiamente "caduto nell'adempimento del dovere". Però, non si tratta di opera della "criminalità organizzata" (*). Scorgiamo, insomma, una forzatura.  Si intuisce chiaramente che lo stesso Stato, che non ha saputo difendere i suoi cittadini,  chiede scusa,  ricorrendo a un gesto riparatore, dall'alto valore simbolico. 
Ma c’è dell’altro.  Dicevamo dei barboni. Ora,  alle esequie di coloro che vivono in mezzo alla strada, spesso trucidati dai teppisti,  non abbiamo mai visto una sola autorità pubblica, figurarsi il Presidente della Repubblica (la "vetrina" mediatica di Lampedusa non conta...). Certo, il barbone non indossa alcuna toga o divisa...   Qui  invece c’è di mezzo un giudice.  Giusto.  Tuttavia,  non è un segreto per nessuno, l’assoluta  sudditanza della politica verso la magistratura.  Poi si tratta del Tribunale di Milano, la cui Procura è la  punta di lancia del  trotskismo giudiziario italiano. Quindi non si sa mai… Ciò però significa che ci sono cittadini più uguali degli altri.  Ne prendiamo atto. 

Carlo Gambescia    

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