venerdì 6 marzo 2015

Il progetto Vox
Mappa dell’intolleranza?  
Ottima, però ne servirebbe una di destra…


 Non pretendiamo di analizzare scientificamente il lavoro, sicuramente significativo,  sul piano della ricerca,  che ha condotto all’elaborazione di  una “mappa dell’intolleranza”:  progetto voluto da Vox (Osservatorio Italiano sui Diritti),  basato su otto mesi di monitoraggio su Twitter, rivolto a  misurare i livelli di intolleranza nei confronti di donne, omosessuali,  immigrati, diversamente abili ed ebrei (http://www.voxdiritti.it/?p=3612).  E i risultati (due milioni di tweet intolleranti), purtroppo,  lasciano senza parole.  Nonostante, la forte pressione istituzionale e mediatica,  i livelli  di intolleranza   verso minoranze e diversità  restano estesi e diffusi. Ne prendiamo atto.
Molto interessante la metodologia delle ricerca:

"Ispirata da esempi stranieri, con un vasto expertise alle spalle, come la Hate Map della americana Humboldt  State University, la Mappa dell’Intolleranza italiana ha comportato un vasto lavoro di ricerca e di analisi dei dati, con il supporto e il coinvolgimento di ben tre dipartimenti di tre diverse università, tra i più prestigiosi nel nostro Paese. La prima fase del lavoro ha riguardato l’identificazione dei diritti, il mancato rispetto dei quali incide pesantemente sul tessuto connettivo sociale: questa fase è stata seguita dal dipartimento di Diritto Pubblico italiano e sovranazionale dell’Università degli Studi di Milano; la seconda fase si è concentrata sull’elaborazione di una serie di parole “sensibili”, correlate con l’emozione che si vuole analizzare e la loro contestualizzazione: questo lavoro è stato svolto dai ricercatori del dipartimento di Psicologia dinamica e clinica della Facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università di Roma, specializzati nello studio dell’identità di genere e nell’indagare i sentimenti collettivi che si esprimono in rete. Nella terza fase si è svolta la mappatura vera e propria dei tweet, grazie a un software progettato dal Dipartimento di Informatica dell’Università di Bari, una piattaforma di Big Data Analytics, che utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per comprendere la semantica del testo e individuare ed estrarre i contenuti richiesti. Infine, i dati raccolti sono stati analizzati statisticamente ed elaborati da un punto di vista psico-sociale dal team della Sapienza, dando vita alla Mappa dell’Intolleranza."

Si può avanzare l'ipotesi che  l’ agenda dei diritti  sia decisamente progressista ? Sì.   Il che - attenzione -  non significa sottovalutare la pericolosità  dell’odio sociale verso il diverso. Per carità, va bene così (nel senso che certi atteggiamenti  vanno sempre segnalati e stigmatizzati).  Ma andiamo oltre:   quel che  invece  non stona e colpisce è l'eccellente  flessibilità  metodologica degli strumenti euristici impiegati.  Aspetto che ci ha subito  incuriosito. E spieghiamo perché. 
Sarebbe interessante  capire quale  tipo di mappatura  si otterrebbe  puntando  sull’uso della  piattaforma Big Data Analytics (terza fase),  ma cambiando l’impianto concettuale, “l’identificazione dei diritti” (prima fase)  e la conseguente parte  semantica, “l’elaborazione delle parole sensibili” (seconda fase).
Che cosa vogliamo dire?   Perché non misurare -  non ci stiamo candidando ad alcuna direzione scientifica -  l’intolleranza verso la famiglia, come unione  naturale tra uomo e donna,  verso i valori borghesi (rispettabilità,  decoro, laboriosità, onestà),  verso la patria,  verso gli anziani, verso la vita, ovunque si presenti?  Chi legge penserà, ma che razza di diritti sono questi?  Diritti alla… normalità. Certo, sappiamo perfettamente, che la parola è molto discussa, ma ce ne assumiamo la responsabilità in termini di weberiana (e paretiana), onestissima,  dichiarazione dei valori dell'osservatore rispetto al fenomeno osservato.  Cosa che non tutti gli studiosi tengono in giusta  considerazione, quando, come spesso capita,  presentano,  intenzionalmente o meno,  i propri valori come assoluti.  Quindi, per tornare sul punto specifico: diritto a una  famiglia normale, diritto ad essere fieri di avere una vita borghese, di amare la  patria, di rispettare i propri padri e la vita ovunque si manifesti, anche sulla base di principi religiosi condivisi: nel fondo di un letto come  nel grembo materno. E senza essere insultati.  Come invece oggi avviene.  Insomma, siamo a no davanti a forme di intolleranza? 
Si dirà,  sono valori di destra. Può essere. Qui però  nasce il problema. Perché per realizzare una mappatura del genere -  visto che le università  sono la  punta di lancia del progressismo  - servirebbe un Think Tank conservatore (quelle cose all’americana). E in Italia non ce  ne sono.  
Un volta,  posso fare nomi e cognomi,  proposi  una  cosa del genere ad alcuni politici:   mi risero in faccia…

Carlo Gambescia           

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