martedì 24 marzo 2015

Claudio Ughetto,   Nuova Destra e  teoria del Gender
Discorso sul metodo


Ringraziamo  Claudio Ughetto (nella foto)  per l’attenzione che riserva ai nostri scritti. La sua stima  -  sincera -  è  un onore.  Claudio scrive molto ma pubblica poco.  Il che non sempre è un male, soprattutto oggi.  Perfezionista, ragionatore è un agguerrito scalatore solitario dell’animo umano. Anche della mente. Forse,  soprattutto della mente (il cervello è un’altra cosa…).
Non faccio dell’ironia:  i posteri, un giorno,  potrebbero riscoprirlo. Conservi con cura le sue carte.
Ieri ci ha colpito una sua osservazione sulla nostra comune esperienza politica e culturale: 

“Credo che non sarei arrivato a un così drastico distacco dalla cosiddetta Nuova Destra, pur nella inevitabile differenza di alcuni punti di vista, se non fosse stata per questa recente insistenza sul complotto omosessualista e gli sprechi di carta sulla teoria del Gender. Dopo anni e anni di università e saggi folgoranti, l'imbarazzante trincerarsi in una battaglia di retroguardia che si poteva lasciare ai cattolici fondamentalisti”

Giusto.  Criticare la teoria del Gender (antimetafisica e ipersociologica per eccellenza),  dopo aver difeso il  politeismo cognitivo (altrettanto viralmente decostruttivista) è  profondamente contraddittorio. Parliamo di pre-assunti  epistemici, quindi voliamo alto: non ci interessa la telenovela metapolitichese. Come giustamente intuisce Claudio: sono battaglie da monoteismo cognitivo. Non entriamo nel merito dei contenuti. La nostra è un’osservazione di metodo.
Sui “saggi folgoranti”, visti con gli occhi di oggi, avremmo però qualcosa da ridire. Sulle logiche del  capitalismo,  i francofortesi (certo, li si deve conoscere a fondo…) hanno praticamente detto tutto, dopo Marx si intende .  L’originalità filosofica -  e  sottolineo filosofica - della ND (francese, in pratica solo di Alain, praticamente nullo l’apporto della ND italiana),  consisteva  all’epoca - pensiamo in particolare alla fine degli anni Ottanta inizio Novanta, età aurea -   nell’avere tentato di  coniugare, partendo da destra (qui l'originalità "intraspecifica"), Heidegger  e Marx (riletto attraverso le lenti francofortesi) in un’ottica postmoderna, in chiave relativistica, una “bomba cognitiva”: la sociologia di Marx con la critica alla metafisica di Heidgger (sul ruolo di Preve, pensatore fortemente contaminato da Hegel,  per ora sospenderei il giudizio). Insomma, anche qui però, preferiamo  non entrare  nel merito dei  contenuti: solo metodo e coerenza  nel metodo. 
Sicché perso il metodo, perso tutto. Il che spiega certe battaglie di retroguardia. Soprattutto di  coloro che le battaglie di avanguardia le avevano combattute, più di trent'anni fa,  lavorando di soffietto.


Carlo Gambescia

    

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