lunedì 9 febbraio 2015

La crisi ucraina
Il nemico non  è Putin
  


Parlare di accerchiamento della Russia è eccessivo, considerate le dimensioni di un colosso geopolitico che si estende da un continente al’altro. Tuttavia la Cina non è del tutto amica ( o comunque sempre  molto cauta nei riguardi degli ex correligionari)  mentre  in Europa gli equilibri passati (quando a Mosca governavano gli zar rossi)  sono mutati a  favore dell’Occidente. Si pensi solo agli aerei  Nato schierati in Polonia e al  rovesciamento di alleanze che ha  condotto sotto l’ala dell’Occidente la  totalità degli stati ex Patto di Varsavia. Di qui, la reazione russa, chiaramente autodifensiva.
C’è chi ritiene  che la “reconquista” dell’Occidente a Est abbia raggiunto il punto limite. E che perciò sarebbe saggio sull’Ucraina fare un passo indietro, puntando, per il momento, sulla cessazione della guerra, sullo status quo e di conseguenza sulla sua divisione in due sfere d’influenza, cercando di  far ragionare i microsciovinismi confliggenti sul campo.  Siamo totalmente d'accordo.
Sotto questo aspetto Francia e Germania (del resto l’Europa, almeno per ora è un condominio franco-tedesco), sembrano avere le idee più chiare  degli Stati Uniti ( difficile dire se ciò sia frutto di una strategia intenzionale), il cui Presidente Obama, come riconoscono molti osservatori, è figura politicamente inadeguata alla gestione di crisi del genere:  negli Usa, utilizzando categorie occidentali, si crede ancora che il popolo  russo, messo nell’angolo dalla crisi economica e politica, si rivolterà come un sol  uomo contro il "dittatore" Putin. Ora, a parte la lunghezza dei  tempi per un processo del genere, i russi, privi di tradizioni liberali e democratiche ma fortemente nazionalisti e anti-occidentali, al contrario, continueranno a stringersi, soprattutto nell’immediato, intorno all’ex ufficiale del Kgb.
In realtà, l’Occidente -   soprattutto gli Stati Uniti -  dovrebbe  capire che oggi  il nemico principale è altrove ed è rappresentato dal terrorismo jihadista  e  dalle entità politiche in fieri  che si ispirano a tale pericolosa ideologia.  Di qui, la necessità di scorgere nella Russia un potenziale alleato. O comunque -  come la vedrebbe il grande Bismarck -   un contendente da orientare  verso altre direzioni e mai,  come alcuni stupidamente sostengono, alla volta di una nuova guerra fredda. Inoltre, cosa fondamentale, in caso di conflitto le forze non vanno mai disperse su più fronti, ma concentrate sul nemico principale. Che, al momento, non è Putin.
In queste ore di trattative, ovviamente  le voci si vanno facendo grosse, il che però  indica che una soluzione diplomatica - proprio perché la minaccia militare, quando si deve “stringere”,  è un’arma rischiosa ma scontata -  potrebbe essere vicina.  Sempre che Obama, sorta di presidente travicello, che di politica estera non capisce nulla (ragiona come un sindaco), sia consigliato per il meglio.


Carlo Gambescia       

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