domenica 8 febbraio 2015

Il cosiddetto Quartiere a Luci Rosse di Roma: chi paga?
La solita sinistra che si  vuole  fare 
bella a spese dei cittadini… 
 

Nell’ immaginario della sinistra romana -  da Marino al minisindaco  dell’Eur  che ha avuto la bella  l’idea -    il  Quartiere a Luci Rosse  ha un solo significato: poter annunciare in pompa magna al mondo che anche Roma ne ha uno.  E  che quindi -  udite, udite! -  l’ ex Città Santa è veramente  moderna come Amsterdam (*).
Quando però si va a leggere in che cosa consiste, si scopre la fregatura:  una strada dedicata fuori Eur, con qualche palo della luce in più,  un pugno di madri badesse in divisa (loro malgrado s'intende...)  e alcuni  operatori sociali che invece di coperte distribuiscono condom e consigli (sai che risate i papponi…).
Una presa in giro, perché, come si legge,  nei veri Quartieri a Luci Rosse i comfort sono ben altri... E poi ad Amsterdam il sesso-pay  paga le tasse.  Mentre in Italia, se il "modello" romano dovesse prendere  piede,  sarà a spese  di tutti, anche dei non frequentanti.   Chi pagherà i vigili? E le unità di strada  addette al “monitoraggio”?  Noi cittadini, of course.
Che dire? Ennesimo caso di individualismo assistito made in Italy,  a spese dei contribuenti. A prescindere dall' "utilizzazione finale" o meno del servizio... E solo perché  la sinistra possa farsi bella. A parole, ovviamente.  Ma vaf…

Carlo Gambescia


Nessun commento:

Posta un commento