martedì 27 gennaio 2015

 Renzi: “Sabato eleggiamo il nuovo Capo dello Stato”
Presidenzialismo caratteriale



A differenza di Renzi, non sappiamo chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica. Di sicuro però una cosa la  sappiamo. Quale?  Che la possibilità  che il nuovo illustre  inquilino del Quirinale possa intervenire  nella politica italiana è rimasta intatta.  In realtà, l’Italia, basta scorrere qualsiasi buon manuale di storia patria post 1945, è una repubblica presidenziale  senza saperlo. Altro che Napolitano…  Gronchi, fanatico sostenitore dell’apertura ai socialisti e  Segni, gran  sacerdote di un radicale spostamento a destra,  non furono da meno. Ma anche Saragat, Pertini, Cossiga e Scalfaro non  disdegnarono il braccio di ferro con questo o  quel governo.  
Nessuna ipotesi complottista da parte nostra, al massimo sociologica:  dal momento  che  ogni nuovo inquilino del Quirinale non può non essere, e  da sempre,   portatore più o meno sano di relazioni sociali e politiche.  Con una chiosa importante: nel caso italiano  si potrebbe parlare -   formula costituzionale unica al mondo - di presidenzialismo caratteriale, nel senso che Presidenti, pur diversi per formazione ma  dal carattere (politicamente) più soft  come Einaudi, Leone, Ciampi,  furono meno "istituzionalmente" intrusivi.  Insomma, è questione - anche -  di psicologia politica.    
Ovviamente, l’ “intrusività”  caratteriale del Presidente di turno  ha trovato e trova  terreno facile  nella natura  piuttosto vaga  dei poteri attribuitigli  nel  Titolo II (articoli 87 sgg.) della Costituzione. E che non si sia provveduto a una sua riforma,  la dice lunga  sul post-costituzionalismo inerziale della nostra classe politica...   


Carlo Gambescia    

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