sabato 6 dicembre 2014

Dopo l’arresto di Carminati & Co.
Come combattere la corruzione? 
Una parola…




Su come " vincere  la guerra alla corruzione",  fenomeno  che  alligna nei punti di intersezione tra pubblico e privato, (l’ormai già famoso “mondo di mezzo”),  esistono quattro tesi o  scuole di pensiero.
La prima, l'ipotesi "semplicista":  sostituire i disonesti con gli onesti;  la seconda, quella "costruttivista":  aumentare i  controlli e le  leggi ad hoc; la terza, la "liberista":  puntare sulle  privatizzazioni eliminando alla fonte qualsiasi contatto tra pubblico e privato; la quarta, l'ipotesi "legalista": “legalizzare” (o "lobbyzzare") la corruzione.  Chi ha ragione? 
L’idea degli uomini onesti, esemplari,  messi al posto giusto  è molto nobile, da anime belle,  può far prendere voti  ma rischia di bloccare e rallentare i processi economici: perché in economia, conta l’obiettivo (l’etica dei mezzi) e quindi  l’efficacia  vale  più dell’onestà (etica dei principi).  Certo,  si potrebbe essere efficaci  e onesti… Ma  spesso chi decide deve  scegliere tra  i due valori.  E anche in fretta…
L’idea dei controlli piace a coloro che credono nel potere onnipotente della legge. “Fatte le norme, cambiati gli uomini”, ecco il principio guida. In realtà, il costruttivismo  legislativo rischia, a sua volta, di bloccare e rallentare il processo economico. E di favorire  proprio il fenomeno che vuole combattere: la corruzione E come?  Attraverso quei ben noti e prezzolati sentieri non interrotti  di aggiramento della foresta legislativa
L’idea di privatizzare, il linea di principio, sarebbe la migliore. Nessun contatto tra pubblico e privato. Si fa quel che si vuole. L’economia può scorrere  veloce e senza intoppi…  Ma come tutelare i cittadini, utilizzatori del prodotto  finale,  dalle frodi e da eventuali danni a cose e persone?  Possono  bastare  i due  codici vigenti:  civile e penale?  Per alcuni casi sì, per altri no, si pensi ai disastri ambientali.  Ecco il dilemma.
L’idea,  infine, di “legalizzare” la corruzione, o come si dice portarla alla luce,  rinvia al  meccanismo delle lobby: sistema che in realtà non risolve nulla, perché non  privatizza, non  incide sulla formazione di  uomini esemplari e, inevitabilmente, contribuisce alla moltiplicazione di leggi e controlli, soprattutto a livello politico. Il che  rischia di rallentare o bloccare i processi economici, senza assicurare alcun vantaggio, né morale né produttivo,  ai cittadini. 
Come si può notare, non è facile combattere la corruzione.  Non esistono “soluzioni finali”. Semplicisti, costruttivisti, liberisti, legalisti...  Nessuno ha ragione.   Ogni ricetta ha la sua controindicazione…  Purtroppo.

Carlo Gambescia

          

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