mercoledì 5 novembre 2014

Renzi  neoliberista?
Ma mi faccia il piacere!

Renzi neoliberista?

 «È cambiato il clima per l’Italia, in Europa non vado a dire per favore ascoltateci, non vado con il cappello in mano. Non vado a Bruxelles a farmi spiegare cosa fare» (*). Come interpretare  la replica di Renzi a Juncker? 
Che, se è vero che  Renzi, rispetto a Monti, Letta e Berlusconi (prima del defenestramento) rilascia dichiarazioni "politicamente scorrette"  è altrettanto vero che il  Premier italiano appartiene, per forma mentis,  alle stesse classi dirigenti,  socialiste  e cattoliche che comandano  l’Europa da  Bruxelles.  Quindi tagli  per poi poter  rilanciare la spesa pubblica ("razionalizzata" ma pubblica);  lotta all’evasione ma non riduzione preventiva e generalizzata di  imposte e tasse; liberalizzazioni  e privatizzazioni  ma sempre con prudenza  e jus primae noctis dello stato; controllo dei tassi e delle emissioni monetarie e non libera fluttuazione. Sicché,  se non fosse per i tagli di bilancio (attenzione, però, sempre mirati), si potrebbe parlare di una passione neppure tanto segreta per quelle politiche della domanda, così care ai profeti socialdemocratici (e ai cattolici di complemento) dello Stato Provvidenza. 
Purtroppo, la retorica usata da certa pigra sinistra, copiata e rilanciata  dal neofascismo e "sovranismo" più stupidi, ha favorito la leggenda del “neoliberismo selvaggio” (per non parlare di altre imbecillità complottiste), che sarebbe praticato dall’Unione Europea.  
In realtà, socialisti e cattolici, sul piano delle politiche economiche sono lontani anni luce dalla vulgata reaganian-thatcheriana.  Nella migliore (si fa per dire) delle ipotesi,  Bruxelles è il regno dei liberali macro-archici, ossia di coloro che continuano a scorgere  nello stato il braccio politico della bontà umana. Tradotto: il motore, in ultima istanza, dell’economia.  E Renzi, al di là delle “sparate”  appartiene a questo mondo. 
Carlo Gambescia


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