martedì 17 giugno 2014

La rovinosa crisi della  destra post-missina
Triste, solitario y final

La designazione di Italo Bocchino alla direzione  del   “Secolo d’Italia” è  la riprova della cieca autoreferenzialità della classe dirigente post-missina, prima passata rapidamente  armi e bagagli all’ “odiata democrazia” con la  “svolta” di Fiuggi,  dopo  confluita a passo di carica  nel Pdl,   poi  clamorosamente  divisasi  e, ora, come sembra, sul punto di tentare nuove faticose convergenze. Dal momento che la  Fondazione Alleanza Nazionale che ha “promosso” Bocchino raccoglie, come per i  famosi ladri di Pisa,  le varie opzioni (perché parlare di tendenze ideologiche sarebbe troppo) dei litigiosi (ma non troppo se in ballo c'è la spartizione del bottino)  post-missini “venduti  al plutocrate”, come recita la retorica dei duri e puri.  Ovviamente,  all’esterno di questo bollito misto e rissoso  restano,  pur con andamento oscillante in base alle convenienze elettorali,  alcuni micropartititi caratterizzati in senso neofascista (del fascismo-stato), oltre i quali  si situa il pittoresco mondo delle frange movimentiste, esagitati che si richiamano esplicitamente al fascismo-movimento. 
Tutte queste sparse e  litigiose  forze politiche (semplificando, dagli ex missini di  Forza Italia ai fascisti del Terzo Millennio di CasaPound e oltre)  sono  ben  lontane dall'avanzare qualsiasi seria istanza politica e programmatica, ad esempio a proposito di vigorosi tagli alle tasse e di decise  limitazioni  all'invadenza dello  Stato-Provvidenza.  Purtroppo, siamo davanti a  un paesaggio con rovine, dove alcuni  si dedicano a  risibili alchimie  per salvare se stessi,  altri strepitano  invocando improbabile  rivoluzioni nazionali.
Che conclusione trarne?  Che, al netto della grettezza degli uni e dell’ingenuo rivoluzionarismo degli altri, il processo di democratizzazione  della destra post-missina  si è concluso con  un nulla fatto.  Si è trattato  di  un viaggio di sola andata...   Se a ciò  si aggiunge la disastrosa  crisi  in cui  versa  Forza Italia, si può dire  che in Italia anche la destra democratica, liberale, conservatrice, non ha più  alcuna  rappresentanza.  Gli elettori  sono da tempo  in libera uscita.  E si vede.

Carlo Gambescia           

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