martedì 27 maggio 2014

Il successo di  Renzi
La ragioni (possibili) di una vittoria


Renzi ha vinto le elezioni.  Sarebbe  ridicolo a questo punto sostenere il contrario. Eppure quello della denigrazione è  uno sport al tanto peggio tanto meglio che tuttora affascina alcuni inguaribili giacobini di destra e sinistra.  
In realtà, quel che conta, non è recriminare su ragioni impossibili,  ma capire le ragioni possibili di una vittoria.   Gli ottanta euro?  Semplicistico. La “bellezza del somaro” (nel senso che è giovane e sveglio)?  Troppo poco. Il “messaggio di speranza", come lui stesso  ha proclamato? Troppo.
Diciamo  che  gli ottanta euro, hanno mostrato che la sinistra può essere capace di fare una politica dell’offerta ( e non solo  della domanda), capace di scuotere gli elettori con un atto redistributivo;  la giovinezza gioca sempre un suo ruolo incantatore ( i  media, facendo il loro mestiere ci sguazzano e rilanciano… e non c’è nulla di male); infine, pur senza esagerare,   veicolare la  speranza, come anticipo di una sicurezza che verrà,  può innescare virtuosi  processi di legittimazione politica
Insomma,  Renzi ha vinto perché ha saputo  mixare bene queste  tre componenti. Mettendoci di suo il decisionismo, per ora più apparente che reale, ma posseduto in misura sufficiente per convincere gli elettori, come sembra,  non solo di sinistra ma anche moderati.
A proposito di questo consenso allargato, alcuni osservatori hanno sprezzantemente  parlato della  nascita di una nuova  Democrazia cristiana. Il paragone è  storicamente ardito, però dal punto di vista di una prudente politica, elettoralmente maggioritaria, se si vuole trasversale (ossia essere capaci di parlare a tutti), ha un suo  valore. Renzi sembra riuscire - modernizzando la sinistra con politiche dell’offerta redistributive -  dove non è riuscito  Berlusconi e dove Grillo sembra cominciare a incontrare difficoltà.
Riuscirà nell’impresa? Le parole si trasformeranno in fatti?  Molto dipende  non solo dal “fronte” interno ma anche  da ciò   che Renzi  - come promette - riuscirà a realizzare in Europa.  Qui purtroppo tutto diventa più  difficile,  non tanto ( o non solo) per il posto occupato dall’Italia  nella gerarchia europea dell'autorevolezza (attenzione, non tanto della forza economica...) quanto perché  -soprattutto dopo la vittoria della Merkel -  non sarà facile convincere la  Germania  a  mutare rotta, anche di qualche grado.  Se Renzi, europeista fervente,  dovesse riuscire, l’Italia avrebbe  veramente trovato un leader.  Perché  - cosa da non dimenticare mai  - è sempre la politica estera che fa la politica interna.   


          Carlo Gambescia                                         

2 commenti:

  1. Grazie per l'analisi. Concordo, e concordo al 230% con la chiusa: perchè Renzi ha vinto, ma ha vinto anche la Merkel, e vincere nel paese egemone conta di più che vincere in un paese subordinato.
    Inoltre, in qualsiasi tipo di trattativa, chi dichiara in via preliminare suo dogma teologico e premessa metodologica non voler rompere mai con la controparte difficilmente concluderà un gran che.
    La trattativa interUE per "un'altra Europa" mi ricorda il dilemma interventismo/antinterventismo nella IGM. La posizione realistica era quella di Giolitti: vendiamo cara la nostra neutralità. Giolitti poi aggiungeva che lo statista più adatto per condurla al meglio non era lui, noto neutralista, ma un altro che propendesse per l'interventismo, e rendesse dunque credibile la minaccia di entrare in guerra contro gli Imperi Centrali. Aveva tutte le ragioni realistiche del mondo, ma poi il realismo s'è dovuto inchinare alla realtà...

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  2. che dire? Gli uomini non sono macchine: chi siede a un tavolo, porta con sé la sua cultura. Il realismo non è una teoria astratta, ci sono gli uomini che decidono cercando di far convergere valori e interessi (personali e comuni). Insomma, non ci sono regole fisse da applicare scientificamente. Portando alle estreme conseguenze il tuo punto di vista, il più adatto a sedersi a trattare con la Merkel, sarebbe un generale. Il che può anche essere vero: però la cosa non annullerebbe le distanze ( storiche, culturali, economiche) tra Italia e Germania, come non annullò quelle tra l'Italia del 1915 e gli altri alleati... Tutto qui.

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