mercoledì 12 marzo 2014

A proposito di un “Cucù”
Venezianate…




Marcello Veneziani  ha osservato che “non si può chiedere a quelli di destra l’eutanasia collettiva per espiare, facendo sparire del tutto i temi della sovranità nazionale e della tradizione” (*).  E dove è scritto che il monopolio della nazione e del passato appartiene di diritto  alla destra neofascista?  
“L’intellettuale di destra per antonomasia”  -  secondo la definizione di un  seguace  -   commette due errori.
Il primo,  riguarda, confucianamente,  il corretto significato delle parole.   La destra cui Veneziani fa immaginosamente riferimento e da cui   proviene è quella neofascista. Che a stretto rigore si è sempre dichiarata al di là della destra e della sinistra.  Basta fare un giretto on line  per scoprirlo. Insomma,  che c’entra il neofascismo con la destra liberaldemocratica dei  conservatori e moderati? Veneziani  andrebbe denunciato per pascolo politico abusivo.  Inoltre,  è giustissimo,  visto il pessimo uso che ne hanno fatto nel Ventennio,  chiedere ai neofascisti   di non tornare a sproloquiare sulla sovranità nazionale, confondendo, di regola in cattiva fede, idea di nazione (risorgimentale e liberale) e nazionalismo (fascista).   
Il secondo, rinvia al concetto di  tradizione. E qui ci sbrighiamo subito.  Di quale tradizione parla Veneziani?  Se è quella moderna, si tratta di  un patrimonio comune a tutte le parti politiche, dalla destra alla sinistra.  Quindi discorso chiuso.  Se invece si tratta delle Tradizione, quella con l’iniziale maiuscola,  così cara a Veneziani, si ricade  di nuovo  nel tradizionalismo di stampo neofascista (Evola e dintorni, tanto per capirsi).  Si penserà: ma  è proprio caso di  chiosare le venezianate?   Per citare, un pio uomo,  “colui che parla chiaro, ha chiaro l’animo suo”.  E noi parliamo chiaro, sempre. Veneziani no.  E qualcuno deve pur  dirglielo. 
Carlo Gambescia  






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