giovedì 20 febbraio 2014

Il libro della settimana: Guido Panvini, Cattolici e violenza  politica. L’altro album di famiglia del terrorismo italiano, Marsilio 2014, pp. 400, euro 22,00 - http://www.marsilioeditori.it/lista-autori/scheda-libro/3171753/cattolici-e-violenza-politica



Non è un provocazione.  Ma quando Berlusconi ricevette in pieno viso la famigerata  statuina  del Duomo milanese, Rosi Bindi, fece capire piuttosto chiaramente che il Cavaliere se l’era andata a cercare. Parliamo, non di una ex terrorista rossa, bensì di  una  cattolica di sinistra, democratica,  testimone oculare della feroce uccisione del professor Bachelet, di cui era stretta collaboratrice. 
Ora,  nell’altro “album di famiglia”, per citare il sottotitolo  l’interessante volume di Guido Panvini,  Cattolici e violenza politica (Marsilio), un’ ampia e dotta analisi di un  fenomeno in fondo sfuggente come il terrorismo politico, va ricordato anche questo, non tanto (o non solo) il rifiuto della modernizzazione capitalistica, quanto la difesa del  pauperismo: lo scorgere nel ricco colui che non passerà mai per la cruna dell’ago.  Di qui, quel vero e proprio odio patologico nei riguardi del Cavaliere, portatore di un modello culturale, addirittura edonista.  In qualche misura, l’antiberlusconismo  di politici cattolici  come Rosi Bindi  può essere letto come la continuazione  del terrorismo con altri mezzi.
L’abbiamo sparata grossa? In realtà,  il  libro di Panvini spiega proprio questo: la totale incomprensione da parte del cattolicesimo, soprattutto quello sociale, della normalità dei processi di modernizzazione. Di qui, la spinta,  in molti giovani cattolici, verso la scelta armata. Ma lasciamo la parola allo storico: «Sembrò prevalere a un certi punto la convinzione che la società dell’opulenza e lo sviluppo tecnologico, creando un mondo di bisogni indotti dal mercato, avesse definitivamente allontanato gli uomini dalla fede,provocando addirittura la morte di Dio. Uno nuovo potere totalitario e nichilista stava dunque impossessandosi della terra portando miseria e distruzioni nei paesi del Terzo mondo e creando inedite forme di povertà nelle società occidentali. Ci si domandò allora se fosse lecito ricorrere alla violenza per arginare la deriva in corso così come era accaduto in America latina e negli altri contesti dove i cristiani avevano imbracciato le armi contro le dittature. Moltissimi giovani cattolici maturarono le proprie convinzioni politiche in questo contesto, mobilitandosi  nella contestazione  studentesca sul finire del decennio […]. Terzomondismo, giustizialismo e pauperismo di matrice cristiana contaminarono, al contrario,  l’ideologia e la produzione teorica della nuova sinistra, dove molti cattolici militarono per poi compiere il passi verso le organizzazione armate. L’impatto con il marxismo-leninismo  radicalizzo le loro posizioni, portando alla deriva terroristica nel decennio successivo, ma la scelta delle armi era già maturata  all’interno di un percorso religioso» (pp. 15-16).
Pavini concede anche intelligente spazio ( circa un centinaio di pagine) alla ricostruzione delle matrici ideologiche del  terrorismo di destra, ovviamente  dove riconducibili (ma in misura minima)  a matrici cattoliche e cristiane.  Anche a destra  emerge la totale incomprensione  della modernizzazione capitalista, se non  in chiave demonizzante, cui viene associata, come rovescio della stessa medaglia, la rivoluzione comunista, sempre in agguato.
Insomma,  alle origini del  terrorismo, come ben si evince dal libro di Panvini,  c’è una  questione culturale irrisolta legata all’incomprensione del  fenomeno capitalistico, di cui si scorgono, in chiave manichea,  solo gli effetti negativi.  Di qui la condanna e il ricorso alle armi per combatterlo. O se si vuole della “categoria” della  “guerra giusta” E che, alla fin fine, si tratti di una mentalità dura a morire tra i cattolici si evince  da atteggiamenti  come quello di Rosy Bindi.

Carlo Gambescia


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