giovedì 13 settembre 2012

Il libro della settimana: Marco Iacona, Il liberalismo, pref. di Alain de Benoist, Solfanelli  2012 pp. 96, Euro 8,00. 
Partiamo dall’attualità più stringente. È liberale, rispondere all' uccisione di un diplomatico inviando la flotta? Naturalmente, parliamo della reazione  del Presidente Obama all’assassinio dell'ambasciatore americano in Libia, da parte, sembra, di un gruppo terroristico ultraislamico,  tristemente noto.
Un liberale, nel caso di Obama un liberal (ma la famiglia politico-vegetale è la stessa, diciamo ramo di sinistra), deve contare o tagliare le teste? Diciamo che il liberalismo, come tutte le altre forme di pensiero politico, essendo al tempo stesso dottrina, teoria e pratica, le teste qualche volta deve  tagliarle.  Se vuole sopravvivere, ovviamente… Soprattutto in un mondo dove, finché ci saranno anche due soli uomini vivi, la politica  non potrà non essere regolata, in ultima istanza, da puri e semplici rapporti di forza e  potenza. 
Di riflesso, il liberalismo può essere studiato come dottrina, evidenziandone le contraddizioni con il verbo liberale; come teoria, analizzandone, le capacità interpretative della realtà alla stregua di una qualsiasi teoria sociologica; come pratica politica o di governo. Dal punto di vista ideale, la migliore analisi - ma anche la più complicata - del fenomeno liberale, resta quella capace di intersecare i tre livelli (dottrinario, teorico e pratico).
Ma non vogliamo farla troppo lunga. Il libro di Marco Iacona, Il liberalismo (Solfanelli), si incentra sul primo dei tre livelli analitici:  quello dottrinario.  Nel senso che indaga, tra l’altro in modo sottile (Iacona è dottore di ricerca in pensiero politico), le contraddizioni tra la dottrina liberale e la realtà. Incoerenze, sulle quali martella inesorabilmente Alain de Benoist nella vivace prefazione.
Iacona, però, è più possibilista, perché cerca di rispondere, senza dare per scontata la risposta, a una domanda precisa: dove ha “tradito” la dottrina liberale? O ancora meglio: che cosa le  manca per mandare  a effetto i suoi assiomi dottrinari? E in primis  quello della  massima libertà individuale?  Libertà, detto per inciso, che affascina molto il libertario Iacona.
E quali sono le sue conclusioni? «Il liberalismo», osserva, costituisce l’unica vera rivoluzione dei tempi moderni, è un punto di non-ritorno, una meta conquistata tappa dopo tappa: l’orizzonte di una liberazione del genere umano. Ma una rivoluzione incompleta anzi imperfetta» (corsivo nel testo). Il che non rappresenta una chiusura. Anzi… E allora? Tuttavia, sottolinea Iacona, «l’acquisizione del concetto nuovo di libertà presuppone l’abbandono lento ma categorico di qualsiasi vincolo comunitario e/o trascendente. Ma all’individuo soggetto pensante e libero attore, l’individuo in nome e per conto di quale liberalismo si è battuto, non ha vinto alcuna scommessa e ha conquistato ben pochi traguardi. Quale reazione attendersi, allora, dal pensiero liberale posto innanzi al temerario, o inaspettato e per molti aspetti assurdo, colpo di coda, di un imprevedibile nemico? Quale sarà -  conclude Iacona - la sorte di Golia nel XXI secolo?».
Quella, se vuole sopravvivere, come ogni altra forma di pratica politica, di inviare innanzitutto  la flotta…  Primum vivere, deinde philosophari .

 Carlo Gambescia

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