domenica 25 agosto 2013


Marcello Veneziani e il Papa  
Diversamente coraggioso



Ieri sul  "Giornale” è apparso un  pezzo di Veneziani  dedicato al  Papa.  Prima  di giudicarlo, rileggiamolo insieme.


Sua Santità in interurbana
Da quando ha cambiato gestore, il Papa prende dappertutto. Ha campo perfino dove prima non aveva neanche mezza tacca, fra gli atei e i refrattari. L'altro giorno anche un ragazzo di Padova ha ricevuto una sua telefonata di otto minuti, Francesco ha scherzato con lui e gli ha detto diamoci del tu. Ormai se ricevi una telefonata da numero sconosciuto non pensare che sia un operatore in cerca di piazzare offerte, magari è il Papa. Ti sta squillando - vedi chi è per favore - non compare il numero - allora sarà Papa Francesco - vedi tu cosa vuole, comunque diGli che ce l'abbiamo già.
Stalker divino, il Papa dispone di un abbonamento illimitato, come si addice al Vicario di Lui. In principio fu twitter, ora aspettiamo le faccine papali. Il Papa fa bene il suo mestiere. Certo, sconcerta un po' se paragoni il suo stile you and me al respiro solenne dei secoli, alla maestà dell'Auctoritas papale, al Sacro che incute rispetto e distanza.
Ma lo spirito soffia dove vuole, anche in un cellulare. Quel che annoia invece è l'ammirata e rituale sorpresa dei media. Ogni cosa che fa, anche banale, è un miracolo: san Francesco parlava agli uccelli, a Francesco invece gli rispondono perfino i pesci. Miracolo doppio. Grande, apre ai gay e a Balotelli, telefona e scherza con tutti, magari organizza gavettoni in Vaticano. Bertone ne sa qualcosa del nonnismo papale... Comunque Francesco ha oscurato Obama (si può dire o è razzismo?). Ha scalato la top ten dello star system. Che poi cresca con lui pure la Fede, lo sa solo Dio.


Cosa dire?  Che è assai difficile che la cultura,  lugubre e  inteschiata,  in cui  sguazza  Veneziani,  con tanto di ciambella littoria  e canotta rigorosamente nera (siamo in estate...),  possa concepire  un Santo Padre scherzoso,  dal bel sorriso, aperto  e sincero.   Di qui,   l’ironia dozzinale - neppure svaticanante futurista ma farinacciana esse esse,  lui capisce... -  su Papa Francesco.   Salvo  le solite frasi ad effetto, da tradizionalista un tanto al chilo,  sul  “respiro solenne dei secoli”,  sulla  “maestà dell'Auctoritas papale”, sul  “Sacro che incute rispetto e distanza”. Gli ultimi a ragionare così  mandarono a morire i nostri soldati, male armati e in scarponi cartonati, nella gelida steppa russa in difesa della civiltà cristiana, liberamente  reinterpretata da  Mussolini,  mezzo ateo e neppure devoto. Il Papa  userà pure  il cellulare, forse troppo,   ma si espone, anche in senso fisico: fendendo  senza alcuna paura  le folle. Molti  parlano addirittura di temerarietà.  Anche  in questo modo  Francesco  può far crescere la fede.  E  tutto ciò - sia chiaro -  a prescindere da quel che possano scrivere i  media - alcuni media -   sempre pronti  a tramutare tutto in glamour…  Certo,  il Santo Padre,   può, far crescere la fede: si tratta di una sfida. E perciò  di una pura e semplice possibilità,  nella  quale si può credere o meno:  scelta che  dipende  dalla buona  fede  personale... Fede nel senso fiduciario e teologale del termine.
A dire il vero, in Russia,  una scappata la fece pure lo svaticanatore  Marinetti.  Altri tempi, altri uomini... Invece Veneziani -  a voler essere buoni, anzi buonisti... -   può  essere definito  un  diversamente coraggioso: con la scusa di criticare il conformismo mediatico,  ironizza sul Papa a costo zero,  ma al dunque  ha paura persino di fare il saluto romano. Leggere (qui) per credere: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.it/2012/01/marcello-veneziani-e-il-saluto-romano.html .

Carlo Gambescia

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