lunedì 4 febbraio 2013




Cara donna Mestizia,
la grande marcia della distruzione è appena cominciata. La mente può negare tutto, e tutto sarà negato. Si dovrà testimoniare sul rogo che due più due fa quattro. Si dovranno spianare i fucili per provare che d’estate, le foglie sono verdi. Dovremo difendere all’arma bianca l’incredibile, normale vita umana, e qualcosa di ancora più incredibile e normale: l’inverosimile, immenso universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i miracoli visibili come un tempo si combatteva per gli invisibili. Di noi si dirà: hanno visto, eppure hanno creduto.
GKC1905

Car*  GKC1905,
mi mobilita un registro retorico così elevato per una leggina del Parlamento francese? Tanto rumore per tanto poco? Uomo, donna, maschio, femmina, che sarà mai…c’est une petite différence, n’est-ce pas? Quanto alla vita umana che sembra preoccuparla tanto, vedrà : ci penseranno i nostri domestici. I filippini, ad esempio, affidabili e di aggraziata presenza: e per di più, molto cattolici e dunque incentivati a riprodurla. Sinora si sono limitati a riprodurre vite a bassa aliquota fiscale, ma con un piccolo fuoribusta, vedrà: saranno ben lieti di riprodurre anche la vita a reddito imponibile più elevato. E visto che Lei insiste tanto sul realismo gnoseologico, mi consenta un suggerimento realistico: faccia buon viso a cattivo gioco. Altrimenti, di Lei si dirà: ha visto da che parte tirava il vento, e non ha saputo girare la vela.

* * *

Gentile, ma non poi tanto, “donna Mestizia”,
il nom de plume da Lei scelto, “donna Mestizia”, è discriminatorio e offensivo per svariate, maggioritarie minoranze. Anzitutto, per le donne in quanto donne: firmare una rubrica di posta del cuore come “donna”, per di più “mesta” e dunque tristemente sottomessa, inchioda le donne al ruolo di melense custodi/kapò degli ipocriti sentimentalismi e del familismo amorale tipicamente italiota, di angeli al Prozac del focolare carcerario a cui il maschilismo femminicida le condanna. Poi, per gli omosessuali e i transgender: evidenziare, fin dalla scelta dello pseudonimo “donna”, la determinazione biologica che casualmente L’ha fatta nascere femmina, implica assegnare alla natura un valore positivo, mentre la scienza più avanzata ha chiarito come ad avere valore etico, politico e culturale sia il solo orientamento di genere liberamente scelto dalla persona. Last but not least, per gli scrittori non-pubblicanti: diffondere i propri scritti con recidiva cadenza settimanale sul blog di Carlo Gambescia, notabile liberalconservatore e cattolico oscurantista internazionalmente noto per non dire famigerato, per poi firmarsi impudentemente donna “Mestizia”, implica: a) sbandierare la propria arrogante incontentabilità nonostante la fama conseguita e i relativi, si presume cospicui, emolumenti, forsanche corrisposti in nero (abbiamo provveduto a segnalare il caso all’Agenzia delle Entrate) b) stendere una cortina di silenzio omertoso sulle potenti raccomandazioni o sui legami di parentela (o peggio) che Le hanno garantito l’accesso a una pubblica tribuna. Lei pertanto, con la Sua insolente esistenza e la Sua petulante grafomania, discrimina e offende tutti gli scrittori non-pubblicanti che, ben più meritevoli ma meno intriganti, massonici e amorali di Lei, languiscono nelle “oubliettes” della Rete. A Lei trarre le conclusioni di questa analisi spassionata. In ogni caso, stia certa che non finisce qui.
V. Iperetta 2013

Gentile V. Iperetta 2013,
La ringrazio degli spunti di riflessione che premurosamente mi ha proposto, ma temo che Lei sia incors* in un equivoco. E’ universalmente noto il mio indefettibile sostegno alle cause dei diritti civili, del progresso, della scienza, e degli scrittori diversamente pubblicanti. La invito a scrivermi in privato, specificandomi una ONG o un’associazione di volontariato di Suo gradimento alla quale testimoniare concretamente il mio appoggio. Non dimentichi di indicare chiaramente il codice IBAN.




Roberto Buffagni è un autore teatrale. Il suo ultimo lavoro, attualmente in tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo fondamentalista, musiche di Alessandro Nidi, regia di Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e Isa Danieli. Come si vede anche dal titolo di questo spettacolo, ha un po’ la fissa del Risorgimento, dell’Italia… insomma, dell’oggettistica vintage...

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