martedì 13 novembre 2012

Viva le primarie televisive!




Di sicuro, il  confronto fra i candidati alle primarie indette dal Pd, trasmesso ieri su Sky,  è  la migliore risposta al “talebanismo” televisivo di Beppe Grillo e di altri passatisti.  Non tanto per i contenuti (comunque interessanti) del dibattito, quanto per il metodo: la discussione.
Naturalmente, non si può discutere all’infinito, dal momento che la politica implica la decisione. Decisione, i cui contenuti, come impone la   democrazia rappresentativa, possono  essere "ribaltati"  nelle elezioni successive,  precedute, ovviamente,  da nuove discussioni, da cui usciranno,  attraverso il libero convincimento dei singoli,  un  nuovo parlamento e un nuovo  governo.  E tra i canali principali di discussione pubblica  non può non esserci la televisione. Certo, esiste il rischio della  cosiddetta  deriva  pubblipolitica... Ma si tratta di un rischio che va accettato.   Di riflesso, chiunque neghi il valore di questo processo (dalla discussione alla decisione) non è sicuramente dalla parte del libero confronto democratico tra   le diverse  opinioni  di maggioranza come di minoranza.
Perciò ben vengano le primarie di partito televisive,  perché puntando sul confronto pubblico delle idee e dei programmi si rafforza la democrazia. Certo, si fortifica l’idea di una democrazia liberale, rappresentativa, non nazi-organica o sovietico-popolare.  E allora?  Il che  è solo un bene.

Per contro, il problema italiano, ma anche di altre democrazie contemporanee, ha natura istituzionale (nel senso di crescente confusione tra i poteri istituiti). Parliamo dell’indecisionismo cronico, ossia  del  prolungamento, talvolta ad infinitum,  della discussione parlamentare,  anche all’interno del governo:   istituzione  "consacrata"  alla decisione politica.   Ma questa è un’altra storia. 

Carlo Gambescia

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