venerdì 16 novembre 2012

Legge elettorale 
L'Italia sospesa tra Monti e Grillo

  

Non esiste legge elettorale perfetta. Su questo i politologi sono d’accordo. La stabilità politica può essere aiutata ma non assicurata dal sistema elettorale. Certo, alcuni sistemi, come il maggioritario possono promuovere la riduzione del numero dei partiti o, per contro, moltiplicarla come avviene con il proporzionale. Ma, piaccia o meno,  la stabilità politica, nel senso di una fisiologica  alternanza di legislatura tra forze politiche conservatrici e riformiste,  è altra cosa.  E  dipende non dal numero dei partiti  ma dal tasso di liberalismo presente nei diversi attori politici e sociali.
In Italia,  una cultura istituzionale di tipo liberaldemocratico, in evoluzione fino all’avvento del fascismo, non si è mai del tutto ripresa  e consolidata.   Di qui, la presente  difficoltà -  se non  inutilità -   di   "fingersi"  liberali  per ragionare ( o giocare...)  sulle virtù salvifiche di questo o quel sistema elettorale. In realtà,  se ogni legge elettorale continua a essere vista come un randello per colpire l’avversario politico di turno (un mezzo) e non come un fattore per garantire una stabilità accettata  da tutti i partiti (un fine),  sarà molto complicato  uscire dal tunnel politico ed economico in cui l’Italia si è infilata. Dal momento che  quanto più si discute  a vuoto,  cercando di penalizzare (elettoralmente) l’avversario,  tanto più si   allunga la vita,  per fare qualche nome,  del  Governo Monti:  un Esecutivo  privo di  rappresentatività politica.  E parliamo  di un pericoloso  vuoto politico che rischia di    favorire  la crescita  di  confuse  forze antisistemiche, a  cominciare dal  movimento di Grillo.   

Insomma,  siamo   prigionieri di  un circolo vizioso  da cui  gli  schieramenti  conservatori e riformisti, delineatisi negli ultimi venti anni,   non sembrano capaci di uscire.  Ciò significa che l'Italia rischia di restare sospesa, anche dopo le elezioni politiche,  tra l'incudine di  Monti e il martello di Grillo.    

Carlo Gambescia

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